lunedì 13 maggio 2013

Anne Geddes...quando un bebè diventa arte, colore e fantasia.



DAL BLOG .............On 50mm Blog Fotografico

Anne Geddes...quando un bebè diventa arte, colore e fantasia.
Eccoci ritrovati con il nostro appuntamento settimanale con i grandi maestri della Fotografia, la "Sunday of Great Masters". Oggi è un'occasione speciale perchè abbiamo come ospite della nostra consueta intervista immaginariauna donna. Una donna speciale, che ha saputo rendere i soggetti delle sue foto, i bambini, protagonisti dell'arte e arte loro stessi.
Questa famosissima donna è Anne Geddes(1956 - ), australiana di nascita, ma ormai cittadina del mondo per adozione grazie alla sua capacità di conquistarsi un degno posto nella storia della fotografia mondiale, distinguendosi anche per una nobile azione di propaganda sulla protezione dalla violenza sui minori in tutto il mondo.



D: Buongiorno Signora Geddes, la ringraziamo per aver risposto positivamente alla nostra richiesta di scambiare due chiacchiere insieme, parlando un po' della sua vita personale, ma anche della sua forma d'arte preferita, la fotografia. Come è nata questa passione ? ci parla della sua storia degli inizi ?

R: Buongiorno a tutti i cari lettori, bè parlare della mia fotografia vuol dire necessariamente parlare anche della mia vita personale perchè le sue cose sonoinscindibilmente legate. L'una ha qualcosa a che vedere con l'altra. E l'una non sarebbe esistita, così come lo è ora, senza l'altra. Allora, mi chiamo Anne Geddes e come avete ben detto sono nata in Australia, a Home Hill, nel settembre del 1956. Fino all'età di 25 anni ho condotto una vita normale (non che quella che conduco ora non lo sia), non troppo lontana dalla fotografia, ma comunque sempre alla ricerca di quel qualcosa che mi mettesse in comunicazione con l'arte, con l'espressione, con una sorta di alienazione superiore, felice e orgogliosamente soddisfacente. Fu così che cambiando spesso lavoro giunsi in una stazione televisiva locale della Nuova Zelanda, in cerca di lavoro come segretaria. Fu un'esperienza molto interessante innanzitutto perchè conobbi mio marito, Kel, ma anche perchè vidi dal vivo quanto era grande la potenza del mezzo visivo nella comunicazione.

D: Potremmo dire che le prime esperienze come fotografa non le fece in patria, giusto?
R: Si e no, le risponderei. Se parliamo delle esperienze fotografiche in genere posso affermare di aver iniziato a interessarmi già da piccolina, e da ragazza, quando iniziai a fare i primi viaggi, raccogliendo centinaia e centinaia di fotografie di luoghi che avevo visitato e studiandone la luce, i colori, le prospettive. Se invece per esperienze lei si riferisce alla fotografia dei miei piccoli amici bambini, e quindi anche la creazione del mio primo portfolio le do ragione. In effetti i primi lavori li feci a Hong Kong, dove ci eravamo trasferiti con mio marito, e dove avevo appunto iniziato a fare foto ai bambini di amici e vicini, che gioiosi si prestavano a questa sorta di "gioco". Tuttavia decisi di lasciare il mondo della comunicazione e del marketing e mi trasferii ad Auckland, dove aprii il mio primo Studio Fotografico. Avevo fatto delle esperienze come assistente di un fotografo in studio, e quindi riuscii ad improvvisare in un garage nel retro della mia casa le attrezzatura e gli spazi adatti a questo genere di fotografia.




D: Ai lavori su commissione trovava sempre il tempo per piccoli spunti personali, è stato facile conciliare le cose?
R: All'inizio dato che avevo bisogno di fare esperienza e anche di lavorare, mi offrii per dei lavori su commissione...non solo fotografie a bambini ma anche altri generi, per esempio feci anche alcuni lavori a dei matrimoni. Tuttavia ben presto iniziai a sentire la pressione delle mie idee che volevano uscire fuori e così, pian piano, iniziai a dedicare qualche ora alla settimana alla realizzazione di scatti che piacevano a me, e solo me, io ero la committente di me stessa e il mio cuore era colui che quegli scatti dovevano conquistare. In realtà non era difficile conciliare le cose....Quando lavori in un ambito come quello fotografico può capitare di lavorare duramente per realizzare progetti e lavori per dei clienti, capita così di dedicarsi così notevolmente a quei lavori tanto da trascurare in primis noi stessi. E così poi si arriva a fine settimana, o mese, o quello che sia, come svuotati....ci sembra di aver lasciato correre il tempo senza che questo si accorgesse di noi. Ecco quindi che vorrei darvi un consiglio....anche nei periodi più affannati trovate un momento per voi, realizzate quell'idea che avevate in mente da tempo, leggete, rilassatevi, perchè prestare attenzione a sè permette di migliorare poi anche l'attenzione che si riesce a prestare agli altri.

D: La sua fotografia ha subito una sorta di "evoluzione" da quella degli inizi o all'incirca si è mantenuta sempre costante come genere, contenuti, stile ?
R: La mia fotografia è cambiata, e meno male direi. Cambiare, in meglio, è positivo e anche fisiologico; evolversi e migliorarsi è nello stesso DNA dell'uomo e quindi è logico che anche io, e la fotografia che faccio, siamo cambiati rispetto alla Anne Geddes degli anni '80. Se si raffrontano le fotografie di tutto il mio percorso fotografico si può notare come in una prima fase predominava il tema del bambino in sè,come creatura pura e candida...immagini pulite, molti bianchi e neri, bambini molto molto piccoli, spesso inserivo anche il legame con i genitori attraverso una mano tesa o la figura stessa della madre, ecc...
In una seconda fase ho iniziato a lavorare molto di più sulla scena, sui costumi, sulle ambientazioni. Sono nate così le immagini che credo contraddistinguono il mio stile. Quella sorta di ambientazione fiabesca e surreale, con bambini-zucca, bimbi-ape o fatine in un mondo incantato. In questa fase mi sono davvero molto divertita, ma allo stesso tempo impegnata, a creare appunto tali collegamenti tra la purezza e l'innocenza dei bambini e la magia dei mondi fatati e surreali dove tutto può esistere. Sono nate anche collaborazioni con moltissimi artigiani locali che mi fornivano volta per volta tutto ciò di cui avessi bisogno, che fossero vestitini, costumi, verdura e frutta, strutture scenografiche.
Infine potrei ravvisare un'ultima fase ( almeno per ora ), che è quella dei miei ultimi lavori....una fase dove il protagonista torna a essere il bambino nella sua più totale unicità e pulizia, lui il centro, lui il soggetto, lui il fulcro dell'attenzione e della comunicazione.





D: Immagino che lavorare con dei bambini, soggetto imprevedibile per eccellenza, non sia facile...qualche trucco per i nostri lettori ?
R: Non è facile...ha colto la frase esatta. E tuttavia, pur non essendo facile è molto importante quella dose di imprevedibilità. Vede, in alcuni scatti che ho fatto in passato ho impiegato anche dei mesi interi per trovare la giusta scenografia, le giuste luci, i giusti colori. Ovviamente per provare tutto ciò abbiamo usato un bambolotto di dimensioni reali. Arrivati al giorno della sessione fotografica "dal vivo", dopo un lavoro di interi mesi, il bambino/soggetto non ne vuole sapere di stare nella posizione da noi scelta. Bene, le dirò che nel 99% dei casi le smorfie e gli attegiamenti del tutto spontanei e naturali di quel bambino sapranno dare quel tocco in più che nessuna scena programmata con un bambolotto potrà mai dare.
Un consiglio che posso dare ai lettori di On50mm è quello di far sentire il bambino il più possibile a suo agio...ad esempio lavorando in un ambiente caldo, comodo e spazioso, tenendo la madre del piccolo a portata di sguardo da parte del bambino, magari anche una musica rilassante in sottofondo. E poi una grandissima attenzione va riservata alla sicurezza. Ricordate che state lavorando con dei bambini ancora incapaci di difendersi quindi anche una semplice caduta può fare grandi danni. Personalmente prendo mille precauzioni per la sicurezza del bambino e inoltre, al momento della sessione fotografica "dal vivo", ci sono sempre alcuni assistenti, sul bordo della scena quindi appena fuori l'inquadratura, pronti a intervenire in caso di problemi.


D: Signora Geddes lei si è anche impegnata in progetti umanitari e filantropici e attività al di fuori del mondo fotografico a riguardo della protezione dei bambini...vuole accennare qualcosa a riguardo?
R: Si, secondo me è molto importante sottolineare come il bambino sia qualcosa di prezioso, delicato, puro, sensibile, unico. Ecco perchè ho fondato una ONG, la Geddes Philanthropic Trust, che si propone di operare azione di prevenzione e lotta alla violenza sui minori in Nuova Zelanda, Australia, Stati Uniti e Regno Unito. E' un impegno che porto avanti con molta determinazione e molto zelo, poichè ritengo che sia una lotta giusta e buona.





Ringraziamo la signora e fotografa Anne Geddes, per il suo apporto in termini di conoscenza sulla sua vita, la sua carriera, la sua fotografia, il suo stile. La ringraziamo anche dei semplici ma importanti consigli che ha dato a tutti i lettori di On50mm Blog Fotografico.
Un grazie dolce, spontaneo e leggero come quello di un bambino tutto per lei, signora Geddes.


N.B. per chi volesse visionare altri lavori e curiosità su Anne Geddes può visitare il sito personale :
- www.annegeddes.com
il materiale fotografico dell'articolo è stato reperito sul Web.



Per leggere le precedenti interviste con i Grandi Maestri clicca Qui..: "The Sunday of Great Masters"
Vi ringrazio per la lettura, a presto, sempre qui....sempre su On50mm.


L'intervista oggetto dell'articolo è frutto dell'immaginazione dell'autore, anche se basata su fatti e argomenti veri e realmente accaduti. © Giorgio Casiello

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