domenica 1 settembre 2013

IL DUBBIO FOTOGRAFICO: Fotoamatori o Professionisti?



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Riflessioni e Commenti più o meno famosi a confronto

“ Io sono troppo serio per essere un dilettante, ma non abbastanza per diventare un professionista”
( dal film La Dolce Vita di Federico Fellini )


Seppure determinante, la partita Iva non è l’unica discriminante per stabilire la differenza fra fotografi professionisti e fotoamatori dilettanti.
A molti appassionati di fotografia ad un certo punto è venuto il desiderio, l’aspirazione di fare il passo decisivo e diventare un professionista dell’immagine. Ma è successo anche che molti professionisti abbiano avuto o continuano ad avere dei dubbi sulla loro scelta.
Molti, con il tempo, per necessità sono diventati fotonegozianti, che è una attività affine ma non corrispondente.
E’ una scelta di vita, ma è anche economica e culturale. Le illusioni e le delusioni si avvicendano di continuo e non sempre viene premiato il più capace fotograficamente, il più preparato o il più creativo.



Ho qui raccolto, senza entrare in merito, alcune riflessioni o commenti di persone legate al mondo della fotografia su questo argomento.
Roland Barthes: “Di solito, il dilettante è definito come un’immaturazione dell’artista, uno che non può o non vuole innalzarsi sino a dominare una professione. Ma nel campo della pratica fotografica, è invece il dilettante ad essere l’esaltazione del professionista. E’ lui infatti che sta più vicino al Noema della Fotografia”.
Sam Haskins: “La mia filosofia è di non essere mai soddisfatto. Non bisogna passare il tempo a rimirare i lavori eseguiti, magari pensando “quanto sono bravo”. E’ più utile studiare la maniera migliore per ottenere, domani, immagini più belle. Bisogna tendere sempre a migliorare il lavoro che si farà, piuttosto che essere soddisfatti di quello già fatto. E’ un consiglio che mi sento di dare a quanti vogliono specializzarsi in questo campo. Il mondo è ricco di fotografi in gamba, che lavorano sodo. Non c’è posto per il dilettante, quello che lavora con approssimazione.

Vilem Flusser: “L’autore di scatti fotografici è diverso dal vero fotografo nel fatto che la complessità strutturale del suo giocattolo gli procura piacere. In contraddizione col vero fotografo, il fotografo amatoriale non cerca nuove mosse, informazioni reali, l’improbabile; al contrario, preferirebbe semplificare sempre più la sua funzione aumentando sempre più le procedure automatiche della macchina fotografica. L’automazione della macchina, che è per lui incomprensibile, lo inebria. I Circoli Fotografici, per esempio, sono i luoghi dove si realizza questa ebbrezza da impenetrabilità delle complessità della macchina fotografica, luoghi per viaggi psichedelici, sono le Fumerie d’Oppio post industriali. Questa mania fotografica dell’eternamente riprodotto, della ripetizione della somiglianza (o del similare) raggiunge il punto in cui il fotoamatore si sente cieco se privato della sua macchina: dipendenza da droga.Il fotoamatore non può più vedere il mondo se non attraverso la macchina fotografica e le categorie del programma della macchina. Non trascende più la macchina, ma è divorato dalla sua ingorda funzione. Diventa lo scatto automatico, prolungamento della macchina. Il suo comportamento è una funzione automatica della macchina stessa. Il risultato di questa mania è un flusso continuo di immagini senza alcuna coscienza. Quando guardiamo l’album fotografico di un fotoamatore, non stiamo guardando le esperienze, la conoscenza o i valori di una persona distinta così come sono stati registrati dalla macchina fotografica; stiamo guardando molto più le virtualità della fotocamera così come sono state realizzate dalle sue funzioni automatiche. Un viaggio diventa un magazzino dei luoghi e dei momenti in cui il fotoamatore è stato sedotto dalla sua macchina a fare fotografie. L’album di un tale viaggio mostra i luoghi dove la macchina fotografica si è fermata e ciò che ha fatto in quei posti. Il documentarista, come il fotoamatore, è interessato a riprendere vedute sempre più nuove esattamente nello stesso modo di sempre. Il vero fotografo, nel senso inteso in questo saggio, è interessato a vedere in modi sempre più nuovi, e quindi a produrre situazioni sempre più nuove, più informative. I fotoamatori e i documentaristi sono inconsapevoli di ciò che è implicato nell’informazione. Ciò che loro producono sono ricordi della macchina fotografica, non informazioni, e più abilmente lo fanno, meglio documentano la vittoria dell’apparato sull’uomo. Chi scrive deve essere padrone delle regole di ortografia e di grammatica. Chi scatta fotografie ha solo bisogno di seguire le istruzioni date dalla macchina fotografica.
Questa è la ragione per cui il fotoamatore è incapace di decifrare le sue fotografie: le prende per immagini del mondo prodotte automaticamente. Questo porta al paradosso che, più la gente scatta fotografie, meno è capace di decifrarle. Nessuno crede necessario decifrarle perché ognuno pensa di sapere come farle.

Ando Gilardi: Quando guardo i periodici dedico la migliore attenzione alle immagini della pubblicità: sono quelle che hanno richiesto più discussioni, ricerche, verifiche, collaborazioni, attrezzature e spese di produzione. In poche parole: più forza lavoro di tutti gli altri generi della fotografia: intellettuale, materiale e professionale.

Allo storico del futuro della nostra società dirà dunque più cose un’immagine pubblicitaria di diecimila istantanee di cronaca.
Ando Gilardi: Illudendo i suoi amanti sfrenati, la fotografia rimuove i complessi, appaga smanie intellettuali e sazia la fame creativa degli impotenti.

Roberto Tomesani: Chi ha maggiori capacità creative è di solito carente di realismo commerciale, e non si rende conto di cosa possa effettivamente servire ai clienti.

D’altro canto, spesso chi ha buone capacità commerciali e di intuizione delle esigenze del mercato difetta di vere capacità creative.
Berenice Abbott: I fotoamatori imitano i pittoralisti perché è la via più facile e fanno la gioia degli industriali col loro consumo prodigo di pellicole, carta da stampa e macchine fotografiche a basso costo. Il risultato è una sorta di produzione di massa di fotografia, limitata quanto a tematica, trita e banale nell’approccio.

Lionel Trilling: L’artista dilettante imita, quello professionista ruba.

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