Forse i matti vedono solo più cose di noi.
Cos'è una fotografia? Cosa significa fotografare? Perchè fotografiamo?
L'uomo è vita, l'uomo vuole vivere, e quindi conoscere, usando tutti i suoi sensi: il tatto, la vista, l'olfatto, il gusto, l'udito. A volte, però, si può essere al buio, si può essere distratti e non vedere, o si può avere il raffreddore e non sentire, si possono avere i tappi nelle orecchie e non ascoltare e ci si può far iniettare il cibo nel corpo senza più assaporare nulla; ma quando delle dita ci sfiorano, quando l'acqua bollente ci picchietta sulla schiena, quando camminiamo scalzi per sentire il mondo anche con i piedi, la comunicazione mondo-uomo è cosi immediata da rendere il tatto uno dei nostri sensi più forti. Nell'antichità, infatti, anche noti e valenti matematici pensavano che tutti gli altri sensi fossero riconducibili a quello del tatto e che dagli occhi uscissero dei raggi simili a dei bastoni che, come il bastone di legno di un cieco, scrutano il mondo intorno e comunicano alla psiche tutti i dati necessari per discernere il colore e la forma degli oggetti. L'uomo vuole conoscere. Ma come si fa a conoscere qualcuno o qualcosa? ecco che arriviamo al bisogno elementare dell'uomo:la comunicazione. L'uomo ha bisogno di comunicare, se proprio non vuole farlo con le persone, ha bisogno almeno di comunicare con la natura. Comunicare vuol dire appunto mettere in comune, e in italiano ha proprio il significato semantico di "far conoscere", quindi il "far conoscere" implica uno scambio, un dono. Uno dei doni più belli da dare e da ricevere sono le emozioni, e stesso la parola "emozione" deriva da "emotionem" da "emmovere" e quindi "muovere da", "trasportar fuori". E guarda caso, studi recenti affermano che le emozioni sono "contagiose", che quando le persone che ci stanno intorno mostrano gioia iniziamo a sorridere anche noi, se mostrano tristezza ci si incupisce e secondo un certo Hatfield "il contagio emotivo è la tendenza a imitare e a sincronizzarsi automaticamente con le espressioni facciali, vocali, posturali e gestuali di un‘altra persona e, quindi, a convergere emotivamente". Abbiamo così assodato che l'emozione è il dono migliore da fare per comunicare, e quindi per conoscere e per vivere.
La domanda iniziale del titolo è "cos'è una fotografia?", e quindi tutto questo sproloquio sembrerebbe inutile. Ma prima di cercare una risposta a questa domanda, cerchiamo di riflettere sulla terza domanda: "perchè fotografiamo?". Anche prima dell'esistenza della macchina fotografica si cercava di riprodurre la realtà quanto più fedelmente fosse possibile, impiegando, per la realizzazione di un quadro, anche degli anni. Con il tempo però l'uomo cerca di trovare mezzi sempre più efficaci e veloci, e così alcuni pittori, come Canaletto, hanno iniziato ad utilizzare camere oscure con lenti per la realizzazione dei propri quadri. Una camera oscura può essere composta da una semplice scatola chiusa con un piccolo foro su un lato che lascia entrare la luce.Questa luce proietta all'interno della scatola, sul lato opposto, l'immagine capovolta di quanto si trova avanti al foro. Più il foro è piccolo e più l'immagine risulta nitida e definita. Fin dall'antichità si conosceva il fenomeno della camera oscura, nei Problemata si afferma che "i raggi del sole che passano per un'apertura quadrata formano un'immagine circolare la cui grandezza aumenta con l'aumentare della distanza dal foro". Le prime camere oscure erano delle vere e proprie stanze, al cui interno pittori e scienziati lavoravano. Leonardo Da Vinci arrivò poi a proporre di mettere una lente, e passo dopo passo arriviamo alla macchina fotografica, in cui la luce resta impressa su di una pellicola, e alla fotocamera digitale, in cui questa luce viene conservata in una piccola "memoria".
Ma dunque, dicevamo, perchè fotografiamo? Fotografiamo per comunicare. Possiamo facilmente constatare che l'istinto di fotografare ci viene quando qualcosa si fa conoscere da noi, in particolare quando un emozione ci viene donata, e quindi cerchiamo di catturarla. Questo risponderebbe alla seconda domanda, fotografare vuol dire catturare quel dono che qualcuno o qualcosa ci fa. L'istinto di fotografare nasce però anche quando siamo noi a fare quel dono, a farci conoscere, a comunicare, in quel modo che noi chiamiamo "arte". Arte sembra derivare dalla radice ariana ar- che in sanscrito significa "andare verso" e in senso traslato "adattare, fare, produrre" e quindi "creare". In albanese, lingua che deriva dalla lingua dei pelasgi, quindi antichissima e primitiva, "art" è un sostantivo, che significa, produzione, e deriva dal verbo "ardhur" ossia "produrre, nascere pervenire". Quindi le nostre "opere d'arte", le nostre "creazioni", espressioni estetiche della propria interiorità, non sono altro che uno scambio di doni. Banalmente: guardiamo il mare, il mare ci emoziona (dono da parte della natura) e lo fotografiamo. Catturata l'emozione, possiamo tenerla per noi, o condividerla con gli altri(dono da parte nostra). Ho ulitizzato il termine "catturare". Prendendo in considerazione il tempo, lo scambio di doni avviene solo in un determinato istante, che è un qualcosa di finito che diventa passato. Una fotografia, come un quadro, come una statua, per il "creatore" sono portali che ci permettono di violare le leggi del tempo previste per l'uomo e di ritornare, con un'intensità sempre diversa, a quello scambio di doni non "catturato", ma "impresso", su quella pellicola particolare, la nostra anima. L' "osservatore", il "lettore" dell'opera, potrà solo "comunicare" con questa.
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