DAL SITO.......................
Ti racconto un sogno, testo e foto by Mailasia.
Mi chiesero: " ma dove te ne vai? In capo al Mondo?"...
Ebbene in un certo senso è stato proprio così.Sono andata in una terra desolata e lontana, dove l'orizzonte abbraccia l'immensità di una natura incontaminata e selvaggia, che richiama timore e rispetto, e dove l'uomo è solo un intruso.
Nel mio universo di bambina c'era un sogno fatto di ghiacci, orsi polari, aurore boreali, terre fredde ed inclementi dove uomini avventurosi misuravano il loro coraggio in sfide estreme, dove anche la solitudine aveva un suo fascino, e la natura si rivelava nel suo immenso valore.
Ho portato con me per anni questo sogno, con la speranza e convinzione che un giorno avrei potuto anch'io incontrare quei luoghi lontani, per goderne l'infinita bellezza e stupirmi dinnanzi a tanta magia.
Questo sogno custodito tanto gelosamente è divenuto realtà, trasformato in un magico viaggio, dall'esperienza unica ed inusuale molto distante dalle proposte dei pacchetti turistici, che mi ha permesso però di capire,come nella vita non esistano confini ne limitazioni quando una grande volontà prevale nelle singole personali scelte. Imbarcata su di un antico veliero ho navigato per i mari artici accanto a persone sconosciute di nazionalità diversa dalla mia, condividendo limitati spazi comuni ed imparando a socializzare in una lingua inglese da me masticata a fatica.
Tutto è incomiciato su internet, quando una sera mi imbatto occasionalmente in un uomo che in chat promuoveva l'ecoturismo, una sorta di possibilità di viaggio a scopo scientifico e naturalista lontano dai confort classici dei grandi tour operetors ma capace di mostrarti una natura straordinaria e farti sentire parte di essa. Dopo un'iniziale titubanza, approfondisco l'argomento e mi faccio spedire via mail gli indirizzi dei possibili contatti e comprendo che che le Isole Svalbard sono quella parte di terra più a nord del pianeta ricoperta di ghiacci perenni e che si affaccia alla banchisa del Polo Nord.
Parte del mio sogno incomincia a materializzarsi, prendo contatto a Roma con il referente italiano di Oceanwide Expeditions un'agenzia canadese che media l'ecoturismo, il quale mi illustra la possibilità di visitare le Svalbard imbarcarta su uno splendido veliero come osservatrice e navigare per 11 giorni intorno all'arcipelago,accanto a documentaristi ed universitari. Vengono richieste idoneità psicofisica, capacità di adattamento, nonchè consapevolezza del tipo di viaggio che si accetta di affrontare,isolati dal mondo,in una vera e propria avventura fuori portata.
Accetto il rischio e verso il primo bonifico. Mi vengono inviati il programma di escursione e tutte le istruzioni per l'equipaggiamento di cui dotarmi ed ho tempo 11 mesi per prepararmi a quest'esperienza,e rispolverare il mio inglese.
Cerco di immaginarmi questo viaggio e quello che voglio da esso mutando il mio sogno in realtà.Giunta la fatidica partenza decollo da Milano Malpensa con volo di linea diretto ad Oslo, dopo una notte in albergo alla mattina seguente di buon ora riparto, con un volo domestico, diretta a Tromphon, da li dopo un breve scalo d'ispezione, per le Svalbard destinazione Longyearbyen.
Il volo è semideserto non siamo in molti, file intere di seggiolini sono liberi ed io, subito dopo il decollo, ne approfitto con la mia macchina fotografica a fare spola da un finestrino all'altro per immortalare quel paesaggio straordinariamente suggestivo che ci regala la veduta aerea, davanti agli occhi sbigottiti delle hostes. Dopo 2 ore e mezza di volo, dalla sosta a Tromphos, siamo già nell'Artico ed il paesaggio è decisamente diverso, quello che ho sempre sognato ed immaginato da bambina, ma così meravigliosamente reale. Atterrati ritiriamo i bagagli e all'uscita di quello che si deve chiamare areoporto c'è Jordi Salas Morales ad aspettarci.
E 'il nostro Capo Spedizione, uno spagnolo dall'aria simpatica che tiene fra le mani, per farsi riconoscere, un salvagente con scritto NOORDERLICH, il nome della nostra barca. Si avvicinano alcuni passeggeri che erano con me sull'aereo e scopro essere i miei compagni di viaggio. Qualche parola inglese di convenevole e saliamo tutti su di un autobus che ci porta al posto d'imbarco. Tutt'intorno le montagne innevate ed un sole straniero fanno da padroni. Il cielo è di un azzurro mai visto e sebbene al nostro arrivo siano le tre del pomeriggio , ci troviamo immersi in un insolito tramonto,dove non è il sole ad allontanarsi ma un'ombra lenta che si avvicina rendendo tutto pian piano più scuro . Nell'aria si sente pesante l'odore del carbone proveniente dalle miniere estrattive della zona ed il freddo è pungente; - 15°.
Attraccata alla riva si vede la Noorderlich, uno scafo rosso di metallo internamente rivestito di legno, con due imponemti alberi e le vele orrotolate alla base, ovunque corde, sartie, rizze, a guardarla si fa fatica a pensare che ospiterà 18 passeggeri,si starà di certo stretti ma non importa. Vengo circondata da una strana magia, è tutto così speciale che anche le scomodità passano inosservate. Ci presentano l'equipaggio e ci imbarchiamo che è quasi buio.Dopo le presentazioni di rito e le formulazioni di sicurezza ci assegnano le cabine e si salpa verso il Mare aperto. Dal ponte di comando entro sotto coperta e l'ambiente è affascinante caldo ed accogliente.Le cabine sono un po' strette quasi interamente occupate dalle brandine da letto disposte a castello e in alto si scorge un oblo che si affaccia sul ponte e permette se aperto di cambiare l'aria all'occorrenza. Il bagno è essenziale, in comune con la cabina adiacente, comunicante attraverso due piccole porte. Si entra dalla propria si chiude quella dei vicini e dopo aver usufuito del servizio prima di andarsene ci si deve ricordare di aprire la porta altrimenti gli altri non possono entrare.Questa necessità richiama gli ospiti al rispetto l'uno dell'altro e si intuisce fin da subito che la buona convivenza su di una simile imbarcazione dipende dalla buona educazione di ciascuno,e dalla reciproca collaborazione.
E' lo stesso Capitano a ricordarci tutte le regole alle quali attenersi al fine di svolgere il viaggio in modo adeguato per tutti. A ciascuno viene affidato un compito e quello sarà per tutta la durata della vacanza: gli uomini aiutano l'equipaggio ad occuparsi della navigazione e delle vele ove richiesto, mentre a noi donne vengono affidati i compiti di carattere domestico, il motto è "nessun servo". La cena è il miglior momento per conoscersi e per socializzare, il mio inglese sfigura vicino a quelle persone di tanta cultura, ma i miei compagni capiscono lo stesso quello che dico e tutti, nonostante le reciproche difficoltà ,comunicano in modo disteso e scherzoso. Il capo spedizione ci illustra il programma di viaggio, che prevede escursioni, perlustrazioni, raccolta dati fotografici e cientifici ed incomincia a parlarci delle Svalbard, con gli occhi che si illuminano parola dopo parola, ha una grande padronanza dell'argomento e ben presto comprendo che non è una semplice guida per turisti ma un vero e proprio documentarista ricercatore. Laureato in geologia ed astrofisica da 9 anni passa le sue estati al polo Nord e gli inverni in Antartide promotore di quello che definiamo ECOTURISMO, volto a sensibilizzare le persone sull'importanza delle ricerche scientifiche che si svolgono in quelle aree. In tutte le Svalbard vi sono una serie numerosa di "CABINE" che sono delle piccole abitazioni in legno che ospitano diversi ricercatori e documentaristi (come Andrwiu, un giovane universitario danese che incontriamo un giorno in uno dei tanti cammini) che le utilizzano per l'osservazione del clima, il monitoraggio dell'ambiente e l'osservazione degli animali.
Pesone straodinarie, scelgono di passare mesi e mesi in quei luoghi isolati,in completa solitudine quasi come degli eremiti, motivati esclusivamente dalla volontà di sapere, conoscere e scoprire, per poi regalare a noi profani di città, foto e documentari straordinariamente eccezionali, che però costano molto impegno, abnegazione, pazienza e sacrificio. Ogni giorno la sveglia era alle 7.30 e dopo colazione con il gommone si sbarcava a terra o sul ghiaccio sempre per una diversa destinazione e bastavano poche miglia di navigazione per rendersi conto come il paesaggio si modificasse sotto l'influsso di venti diversi, a seconda che provenissero da Nord o piu tiepidi da Sud.
Ad ogni sbarco le raccomandazioni erano sempre le stesse, stare vicini in gruppo, non allontanarsi e seguire scrupolosamente le indicazioni del capo, perchè le Svalbard sono la terra dell'orso polare e ve ne sono ben tremila esemplari disseminiti nella vastità di quel territorio, quindi il pericolo è davvero reale, e Jordi ci guidava armato e pronto ad intervenire qualora fosse stato necessario.
Ogni giorno una destinazione differente dal ghiacciaio di Tryghamna ad Alkhornet, da Barentsburg a Ymerbukta, dal fronte glaciale di Petuniabukta al Nodenskjoldbreen, da Skansbukta alla meravigliosa panoramica di Gpsvika. Luoghi differenti ciascuno dei quali conserva intatta una natura incontaminata ed inaccessibile, terreno fertile per la prolificazione di molte specie animali , che non faticano a trovare cibo in abbondanza.
Il mio viaggio si articola come una spedizione scintifica, perchè le Svalbard sono infatti considerate un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, nonchè un museo naturale dove il freddo ha conservato molte cose e li nel corso degli anni restano intatte sotto gli occhi vigili di studiosi, ricercatori e scienziati che ne monitorizzano stato, conservazione e modifiche. Dagli scheletri di animali abbandonati dai predatori che dopo il pasto non sparecchiano,al teatro fantastico della vita delle speci selvatiche, dai resti lasciati abbandonati da uomini del passato addetti alla lavorazione delle ossa di balena,ai fossili incastonati nelle pietre messi in bella mostra dal lento ma inesorabile scioglimento del ghiaccio, dalle miniere di carbone ormai abbandonate, agli antichi resti di remoti naufragi che il mare restituisce alla terra ad ogni alta e bassa marea.
Per chi come me dell'Artico aveva solo un'immagine culturale e geografica, dopo aver effetuato un viaggio come questo, impara a comprendere la magnificenza di una terra lontana che sta fortemente cambiando e le cui modifiche appaiono evidenti anche a semplici ossorvatori, valorizzando maggiormente lo scrupoloso e faticoso lavoro rappresentato dalla ricerca scientifica.
Essere stata in quei luoghi ed aver coronato un sogno ha dato un significato nuovo alla mia vita, permettendoti di pensare alle cose del passato in modo diverso,a vivere meglio il presente, guardando al futuro con nuove speranze, perchè non è importatante "cosa farai da grande, ma chi sceglierai di essere" ed io in ritorno da questo viaggio ho imparato ad essere umile sentendomi grande.
Mailasia scrive di sè: "considero la fotografia un modo speciale di comunicare con gli altri e l'obiettivo un filtro straordinario nel quale fare filtrare le proprie emozioni per condividerle con gli altri.Fin da bambina è un mondo che mi ha sempre affascinata ed oggi che ho 44 anni la fotografia è la cornice delle molte passioni che mi caratterizzano, dalla montagna allo sport, dalla moto alle armi, dalla lettura alla cucina".
Ebbene in un certo senso è stato proprio così.Sono andata in una terra desolata e lontana, dove l'orizzonte abbraccia l'immensità di una natura incontaminata e selvaggia, che richiama timore e rispetto, e dove l'uomo è solo un intruso.
Nel mio universo di bambina c'era un sogno fatto di ghiacci, orsi polari, aurore boreali, terre fredde ed inclementi dove uomini avventurosi misuravano il loro coraggio in sfide estreme, dove anche la solitudine aveva un suo fascino, e la natura si rivelava nel suo immenso valore.
Ho portato con me per anni questo sogno, con la speranza e convinzione che un giorno avrei potuto anch'io incontrare quei luoghi lontani, per goderne l'infinita bellezza e stupirmi dinnanzi a tanta magia.
Questo sogno custodito tanto gelosamente è divenuto realtà, trasformato in un magico viaggio, dall'esperienza unica ed inusuale molto distante dalle proposte dei pacchetti turistici, che mi ha permesso però di capire,come nella vita non esistano confini ne limitazioni quando una grande volontà prevale nelle singole personali scelte. Imbarcata su di un antico veliero ho navigato per i mari artici accanto a persone sconosciute di nazionalità diversa dalla mia, condividendo limitati spazi comuni ed imparando a socializzare in una lingua inglese da me masticata a fatica.
Tutto è incomiciato su internet, quando una sera mi imbatto occasionalmente in un uomo che in chat promuoveva l'ecoturismo, una sorta di possibilità di viaggio a scopo scientifico e naturalista lontano dai confort classici dei grandi tour operetors ma capace di mostrarti una natura straordinaria e farti sentire parte di essa. Dopo un'iniziale titubanza, approfondisco l'argomento e mi faccio spedire via mail gli indirizzi dei possibili contatti e comprendo che che le Isole Svalbard sono quella parte di terra più a nord del pianeta ricoperta di ghiacci perenni e che si affaccia alla banchisa del Polo Nord.
Parte del mio sogno incomincia a materializzarsi, prendo contatto a Roma con il referente italiano di Oceanwide Expeditions un'agenzia canadese che media l'ecoturismo, il quale mi illustra la possibilità di visitare le Svalbard imbarcarta su uno splendido veliero come osservatrice e navigare per 11 giorni intorno all'arcipelago,accanto a documentaristi ed universitari. Vengono richieste idoneità psicofisica, capacità di adattamento, nonchè consapevolezza del tipo di viaggio che si accetta di affrontare,isolati dal mondo,in una vera e propria avventura fuori portata.
Accetto il rischio e verso il primo bonifico. Mi vengono inviati il programma di escursione e tutte le istruzioni per l'equipaggiamento di cui dotarmi ed ho tempo 11 mesi per prepararmi a quest'esperienza,e rispolverare il mio inglese.
Cerco di immaginarmi questo viaggio e quello che voglio da esso mutando il mio sogno in realtà.Giunta la fatidica partenza decollo da Milano Malpensa con volo di linea diretto ad Oslo, dopo una notte in albergo alla mattina seguente di buon ora riparto, con un volo domestico, diretta a Tromphon, da li dopo un breve scalo d'ispezione, per le Svalbard destinazione Longyearbyen.
Il volo è semideserto non siamo in molti, file intere di seggiolini sono liberi ed io, subito dopo il decollo, ne approfitto con la mia macchina fotografica a fare spola da un finestrino all'altro per immortalare quel paesaggio straordinariamente suggestivo che ci regala la veduta aerea, davanti agli occhi sbigottiti delle hostes. Dopo 2 ore e mezza di volo, dalla sosta a Tromphos, siamo già nell'Artico ed il paesaggio è decisamente diverso, quello che ho sempre sognato ed immaginato da bambina, ma così meravigliosamente reale. Atterrati ritiriamo i bagagli e all'uscita di quello che si deve chiamare areoporto c'è Jordi Salas Morales ad aspettarci.
E 'il nostro Capo Spedizione, uno spagnolo dall'aria simpatica che tiene fra le mani, per farsi riconoscere, un salvagente con scritto NOORDERLICH, il nome della nostra barca. Si avvicinano alcuni passeggeri che erano con me sull'aereo e scopro essere i miei compagni di viaggio. Qualche parola inglese di convenevole e saliamo tutti su di un autobus che ci porta al posto d'imbarco. Tutt'intorno le montagne innevate ed un sole straniero fanno da padroni. Il cielo è di un azzurro mai visto e sebbene al nostro arrivo siano le tre del pomeriggio , ci troviamo immersi in un insolito tramonto,dove non è il sole ad allontanarsi ma un'ombra lenta che si avvicina rendendo tutto pian piano più scuro . Nell'aria si sente pesante l'odore del carbone proveniente dalle miniere estrattive della zona ed il freddo è pungente; - 15°.
Attraccata alla riva si vede la Noorderlich, uno scafo rosso di metallo internamente rivestito di legno, con due imponemti alberi e le vele orrotolate alla base, ovunque corde, sartie, rizze, a guardarla si fa fatica a pensare che ospiterà 18 passeggeri,si starà di certo stretti ma non importa. Vengo circondata da una strana magia, è tutto così speciale che anche le scomodità passano inosservate. Ci presentano l'equipaggio e ci imbarchiamo che è quasi buio.Dopo le presentazioni di rito e le formulazioni di sicurezza ci assegnano le cabine e si salpa verso il Mare aperto. Dal ponte di comando entro sotto coperta e l'ambiente è affascinante caldo ed accogliente.Le cabine sono un po' strette quasi interamente occupate dalle brandine da letto disposte a castello e in alto si scorge un oblo che si affaccia sul ponte e permette se aperto di cambiare l'aria all'occorrenza. Il bagno è essenziale, in comune con la cabina adiacente, comunicante attraverso due piccole porte. Si entra dalla propria si chiude quella dei vicini e dopo aver usufuito del servizio prima di andarsene ci si deve ricordare di aprire la porta altrimenti gli altri non possono entrare.Questa necessità richiama gli ospiti al rispetto l'uno dell'altro e si intuisce fin da subito che la buona convivenza su di una simile imbarcazione dipende dalla buona educazione di ciascuno,e dalla reciproca collaborazione.
E' lo stesso Capitano a ricordarci tutte le regole alle quali attenersi al fine di svolgere il viaggio in modo adeguato per tutti. A ciascuno viene affidato un compito e quello sarà per tutta la durata della vacanza: gli uomini aiutano l'equipaggio ad occuparsi della navigazione e delle vele ove richiesto, mentre a noi donne vengono affidati i compiti di carattere domestico, il motto è "nessun servo". La cena è il miglior momento per conoscersi e per socializzare, il mio inglese sfigura vicino a quelle persone di tanta cultura, ma i miei compagni capiscono lo stesso quello che dico e tutti, nonostante le reciproche difficoltà ,comunicano in modo disteso e scherzoso. Il capo spedizione ci illustra il programma di viaggio, che prevede escursioni, perlustrazioni, raccolta dati fotografici e cientifici ed incomincia a parlarci delle Svalbard, con gli occhi che si illuminano parola dopo parola, ha una grande padronanza dell'argomento e ben presto comprendo che non è una semplice guida per turisti ma un vero e proprio documentarista ricercatore. Laureato in geologia ed astrofisica da 9 anni passa le sue estati al polo Nord e gli inverni in Antartide promotore di quello che definiamo ECOTURISMO, volto a sensibilizzare le persone sull'importanza delle ricerche scientifiche che si svolgono in quelle aree. In tutte le Svalbard vi sono una serie numerosa di "CABINE" che sono delle piccole abitazioni in legno che ospitano diversi ricercatori e documentaristi (come Andrwiu, un giovane universitario danese che incontriamo un giorno in uno dei tanti cammini) che le utilizzano per l'osservazione del clima, il monitoraggio dell'ambiente e l'osservazione degli animali.
Pesone straodinarie, scelgono di passare mesi e mesi in quei luoghi isolati,in completa solitudine quasi come degli eremiti, motivati esclusivamente dalla volontà di sapere, conoscere e scoprire, per poi regalare a noi profani di città, foto e documentari straordinariamente eccezionali, che però costano molto impegno, abnegazione, pazienza e sacrificio. Ogni giorno la sveglia era alle 7.30 e dopo colazione con il gommone si sbarcava a terra o sul ghiaccio sempre per una diversa destinazione e bastavano poche miglia di navigazione per rendersi conto come il paesaggio si modificasse sotto l'influsso di venti diversi, a seconda che provenissero da Nord o piu tiepidi da Sud.
Ad ogni sbarco le raccomandazioni erano sempre le stesse, stare vicini in gruppo, non allontanarsi e seguire scrupolosamente le indicazioni del capo, perchè le Svalbard sono la terra dell'orso polare e ve ne sono ben tremila esemplari disseminiti nella vastità di quel territorio, quindi il pericolo è davvero reale, e Jordi ci guidava armato e pronto ad intervenire qualora fosse stato necessario.
Ogni giorno una destinazione differente dal ghiacciaio di Tryghamna ad Alkhornet, da Barentsburg a Ymerbukta, dal fronte glaciale di Petuniabukta al Nodenskjoldbreen, da Skansbukta alla meravigliosa panoramica di Gpsvika. Luoghi differenti ciascuno dei quali conserva intatta una natura incontaminata ed inaccessibile, terreno fertile per la prolificazione di molte specie animali , che non faticano a trovare cibo in abbondanza.
Il mio viaggio si articola come una spedizione scintifica, perchè le Svalbard sono infatti considerate un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, nonchè un museo naturale dove il freddo ha conservato molte cose e li nel corso degli anni restano intatte sotto gli occhi vigili di studiosi, ricercatori e scienziati che ne monitorizzano stato, conservazione e modifiche. Dagli scheletri di animali abbandonati dai predatori che dopo il pasto non sparecchiano,al teatro fantastico della vita delle speci selvatiche, dai resti lasciati abbandonati da uomini del passato addetti alla lavorazione delle ossa di balena,ai fossili incastonati nelle pietre messi in bella mostra dal lento ma inesorabile scioglimento del ghiaccio, dalle miniere di carbone ormai abbandonate, agli antichi resti di remoti naufragi che il mare restituisce alla terra ad ogni alta e bassa marea.
Per chi come me dell'Artico aveva solo un'immagine culturale e geografica, dopo aver effetuato un viaggio come questo, impara a comprendere la magnificenza di una terra lontana che sta fortemente cambiando e le cui modifiche appaiono evidenti anche a semplici ossorvatori, valorizzando maggiormente lo scrupoloso e faticoso lavoro rappresentato dalla ricerca scientifica.
Essere stata in quei luoghi ed aver coronato un sogno ha dato un significato nuovo alla mia vita, permettendoti di pensare alle cose del passato in modo diverso,a vivere meglio il presente, guardando al futuro con nuove speranze, perchè non è importatante "cosa farai da grande, ma chi sceglierai di essere" ed io in ritorno da questo viaggio ho imparato ad essere umile sentendomi grande.
Mailasia scrive di sè: "considero la fotografia un modo speciale di comunicare con gli altri e l'obiettivo un filtro straordinario nel quale fare filtrare le proprie emozioni per condividerle con gli altri.Fin da bambina è un mondo che mi ha sempre affascinata ed oggi che ho 44 anni la fotografia è la cornice delle molte passioni che mi caratterizzano, dalla montagna allo sport, dalla moto alle armi, dalla lettura alla cucina".
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