martedì 25 febbraio 2014

Nel mio zaino

DAL SITO.....................................JuzaPhoto





Nel mio zaino, testo e foto by Max Lucotti. Pubblicato il 10 Dicembre 2013.
Il mio zaino non è solo carico di materiali: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
R. Casarotto

Dopo una giornata di lavoro, approfittando di una finestra di previsioni del tempo buone ,in tutta fretta mi sono organizzato per realizzare un mio piccolo sogno che avevo in mente da un pò. Caricato quindi zaino e macchina fotografica mi sono messo in auto alla volta delle Alpi Marittime, che ho raggiunto quando già buio nel punto in cui mi ero prefissato e che già conoscevo, località Gias della casa in Val Gesso. Era una notte di luna piena , serena e tranquilla, la temperatura alla partenza, 1700 mt circa, 7°C e con una leggera bava di vento. Ero solo, la montagna di fronte a me illuminata dalla luce lunare, lo zaino in spalla e la macchina fotografica nella borsa legata agli spallacci.

Scrivo su un biglietto che lascio sul cruscotto in macchina le destinazioni con le date di rientro programmate, faccio un profondo sospiro come per farmi coraggio e mi metto in marcia, l'avventura può iniziare.

Lo zaino è pesante, ma la mia previsione di dormire per due notti nel bivacco mi ha costretto a portare molte cose necessarie, meno male che l'attrezzatura fotografica ha un peso tutto sommato contenuto. Niente giacca a vento addosso, nonostante la leggera brezza meglio stare poco coperti tanto fra un pò mi scaldo per la salita, e infatti dopo un pò inizio a sudare.
Più salgo e più sento di stare per staccarmi dal mondo civilizzato, l'unico mio collegamento con questo è l'auto che ho abbandonato. Il telefono non prende, lo sapevo, però lo uso come GPS cartografico (ne ho anche un altro acceso, non si sà mai) in modo da avere dietro tutti gli strumenti per non perdermi anche se la mia cartina è comunque sempre presente.
Man mano che salgo la fatica si fà sentire causa il peso, ma la mente inizia a essere libera. Nei forti contrasti della montagna illuminata dalla dura luce lunare si scorgono figure immaginarie, sul crinale mi sembra di vedere un gigante che mi osserva e oggetti vari si formano improvvisi lungo il sentiero. Ma cerco di prestare la massima attenzione a dove metto i piedi, sono solo e non posso permettermi incidenti di qualunque tipo quindi è vietato sbagliare. Il panorama salendo diventa magico, mi fermo e metto giù il trepiede. La montagna mi ha riconquistato di nuovo, è mezzanotte e mi sento uno spirito libero nel mondo circostante.








Nel silenzio i miei passi, a volte un rumore di qualche animale nascosto mi ricorda che non sono solo. Perchè mi domando sono qui, che cosa stò cercando? Voglio riempire la memoria di immagini oppure cerco qualcosa d' altro? Mi guardo dentro e mi rendo conto che stò cercando me stesso, le mie paure e le mie angosce, il mio spirito libero. Ogni tanto ho bisogno di ritrovarmi, di andare nella direzione che voglio io nel sentiero faticoso della vita e quindi eccomi qui, si devo essere qui per questo. Voglio sapere se avrò paura della solitudine o se la natura mi terrà compagnia, se me la saprò cavare anche questa volta, insomma voglio confrontarmi con l'avversario più difficile, me stesso e le mie ansie.
Accendo la torcia da testa, il crinale è in ombra dalla luce lunare e non si vede dove si mettono i piedi. Di fronte le cime dell'Argentera (3297 mt s.l.m.) innevate sono uno spettacolo, mi viene in mente quando lì vicino al lago di Nasta ho fatto il bagno a 2700 mt, era estate ma l'acqua non era propriamente calda. Ma quando arriva il bivacco mi chiedo, di notte tutto sembra più lento e mi devo fermare per riprendere fiato..la temperatura è scesa, mi metto il berretto, il coprigola e i guanti. La luna è bellissima, le cime più vicine e si sente il rumore fragoroso di un torrente.
Un minuto e via, fermarsi vuol dire prendere freddo sopratutto da sudati. Camminare della notte in un posto così solitario è una esperienza unica, spengo la luce per assaporarne meglio le forti sensazioni. Finalmente il crinale, il bivacco dovrebbe essere vicino... sarà aperto, sarò solo? Domande un pò inutili alle 01,30 a 2450 mt... fra poco lo scoprirò.








Se il Paradiso esiste, benvenuto in Paradiso Max.
Il piccolo bivacco Rosso metallico sulla terrazza che dà sulla valle, intorno i monti con le cime innevate, la luna che illumina a giorno. Nonostante non sia caldo, un senso di casa mi pervade, apro le pesanti maniglie e mi infilo nella mia abitazione provvisoria. Ci sono delle brande con dei piccoli materassi, qualche coperta e un tavolino con intorno panche e sgabelli. Molto accogliente, di più non si può proprio pretendere e poi.. che panorama sublime!
Poso lo zaino e mi metto a fare qualche fotografia, e dopo una tisana calda finalmente alle 3 stendo il sacco a pelo e mi infilo in branda. Nel silenzio della notte si sentono tanti rumori, è difficile addormentarsi perchè mi manca l'abitudine ma finalmente cedo.
Verso il mattino l'aria si rinfresca molto, e il sacco pelo non basta, ci vuole anche una coperta sopra. Alle 6 suona la sveglia.. purtroppo se voglio vedere l'alba devo sopportarla e il lago dove voglio andare richiede una piccola camminata mattutina..
Dormirei ancora, ma salto giù dalla branda, oltre alle due felpe con cui ho dormito metto la giacca e vento, capello, guanti e coprigola. E luce da testa, oltre all'attrezzatura foto. Aprire la porta del rifugio e ritrovarsi davanti la meraviglia della natura è una sensazione bellissima, si rinizia a camminare ma più leggeri adesso. E' ancora notte sulle selvagge Alpi Marittime.








Il colore del cielo inizia a tendere al blu, e laggiù in fondo la luce sembra più chiara. Inizia il crepuscolo, qualche nuvola leggera nel cielo, la visibilità è buona e si annuncia una bella alba sul lago di Fremamorta. Camminando nella vecchia mulattiera militare che i nostri alpini hanno costruito agli inizi del secolo scorso (dal 1930) per poter fortificare il "Vallo Alpino Italiano", incontro una costruzione che doveva essere una caserma per i soldati in pietre a secco e cemento dall'aspetto tenebroso e decadente.
Inizia a cambiare tonalità il cielo, dal magenta al viola e mi affretto per trovare la collocazione migliore per fare qualche scatto sul lago. E' come essere nel buio con una macchia di colore acceso di fronte.








Mi stupisco sempre della bellezza dei colori e dei contrasti durante questi istanti, le emozioni mi pervadono l'anima e il mio spirito è alto. In questi momenti il colore è l'elemento principale, decora il paesaggio rendendolo molto diverso da quello che si vede con la luce normale. Sono istanti brevi ma meravigliosi.








La fotografia è una scusa per alzarmi presto e fare certe sfacchinate ma il vero motivo è che ne ho bisogno io di emozionarmi e scaldarmi il cuore, e la natura a volte ti sà regalare spettacoli unici e irripetibili ogni volta diversi. Faccio fatica a pensare di andare in montagna senza macchina fotografica, faccio fatica a fare fotografia senza andare in montagna.








Dopo aver assistito alla messa in scena dell'aurora, con i colori che dal viola sono passati all'arancione e al giallo, finalmente qualche raggio di sole inizia a scaldarmi. Mi sposto al lago vicino in tempo per fare l'ultimo scatto, trovo un vecchio albero adagiato sul calmo specchio che le intemperie e l'acqua hanno quasi pietrificato e reso bianco.








E' ora di fare una bella colazione, ritorno al bivacco e un memorabile tè caldo seduto davanti alla porta ad ammirare il paesaggio mi aspetta. Credo che non lo dimenticherò facilmente.
Mentre ritorno incontro un Capriolo che tornava dal lago dove si deve essere abbeverato, ci osserviamo per un pò a breve distanza fino a che ognuno riprende la sua strada. Nessuna foto, ho preferito godermi l'incontro e farlo intimamente mio.
La stanchezza si fà sentire, e dopo un bel pisolino ristoratore e aver ripulito il bivacco rimetto lo zaino in spalla direzione Passo Fremamorta, e poi oltre passando il confine i laghi di Fremamorta Francesi.
Troppo peso mi porto dietro per fare il giro ad anello ben più lungo ed impegnativo che avevo ipotizzato. Superato il passo e sceso ai laghi è già ora di pranzo, mi godo la bellezza della valle con molti specchi contornati dai larici gialli. Non c'è pianta più bella di un larice in autunno. Il mio obiettivo fotografico è il tramonto dal passo, quindi ritorno lì per la vista che si gode su entrambi i fronti e per la favorevole esposizione ad occidente.

Il passo di Fremamorta, sormontato dalla cima di Fremamorta, era un punto di difesa del vallo alpino. Si trova ancora un bunker e una fortificazione ancora solida ridossata alla roccia dove le truppe abitavano, ci sono le brande in ferro abbandonate ed è visitabile. Non deve essere stato facile vivere di inverno qui, i nostri padri e nonni hanno sofferto per regalarci dignità e libertà e questi monumenti decadenti lo ricordano. Immagino gli alpini del battaglione di Valdieri che si muovono, i muli che salgono, gli ordini che fioccano. E le armi che crepitano, ma forse qui non hanno sparato in quanto non è stato un vero fronte di guerra. I drammi delle grosse battaglie si sono consumati altrove. Oramai mi sento parte del territorio, sono solo e in pace con me stesso e il mondo. Un ottimo momento per aspettare di vedere cosa ci regalerà il cielo questa sera.








Mi muovo sul crinale, cercando le inquadrature più interessanti. Le nuvole nel cielo sono interessanti, si muovono e si alternano, si stirano e si uniscono continuamente mano mano che il sole scende verso l'orizzonte. L'aria si riempie di atmosfera, la luce si fà calda e morbida, le ombre si allungano.

Guardando verso la pianura Francese le nuvole formano un letto sotto le montagne, verso l'Italia no ma chissà... forse domani?
In questi momenti non si ha il tempo di pensare, il tempo a disposizione è breve e in una manciata di minuti il sole è sceso sotto le montagne all'orizzonte. L'emozione prende l'anima in questo selvaggio passo tra l'Italia e la Francia, ma il cervello deve rimanere ben attento se non si vogliono fare errori, non c'è una seconda possibilità. Questo vale sia nell'applicare la giusta tecnica fotografica sia nel prestare attenzione all'ambiente dove ci si muove, un attimo di distrazione potrebbe rovinare tutto.








Facendo un piccolo inciso prettamente fotografico, annoto che qui ho portato con me il trepiede in carbonio, la Nikon d600, il 18-35G , il 14 samyang e il 70-300 VR, un polarizzatore e lo scatto remoto. A parte il 14, il resto molto leggero e devo dire che è fantastico per questo aspetto quello che riescono a fare oggi i produttori. Impensabile portarsi in certi posti e per certe escursioni materiale più pesante e/o ingombrante. Niente filtri, ho deciso di evitarli per questa volta optando per il breketing quando serve, prevedendo la fusione delle immagini dove la gamma dinamica della macchina fotografica non sarà sufficente.








Mentre cala il sole il cielo diventa sempre più rosso, il paesaggio grazie alla luce diventa emozionante e mi viene da pensare che quei poveri soldati almeno avranno goduto di questo spettacolo mentre erano obbligati a presidiare la fortificazione. C'è un pò di brezza, e a 2700 mt in ottobre facilmente diventa piuttosto freddina. Presto questo posto sarà ricoperto di neve fino a Giugno.








E anche questo incredibile momento è terminato, avevo una mezza intenzione di dormire arrangiandomi dentro la fortificazione poi ho optato per il ritorno al bivacco, più confortevole e meglio posizionato per una eventuale arrivo delle nuvole basse in valle all'alba.








Mentre scendo la luna fà capolino tra le cime, degli occhi tra le ombre mi osservano, potrebbero essere Camosci. La magia di questi posti continua...








Al Bivacco non trovo nessuno al mio arrivo,come nessuno incontrerò, ho finito l'acqua e ho potuto recuperare solo quella piuttosto stantia dentro i laghi, ma non mi sono fidato a berla. La farò bollire per sterilizzarla, intanto una bella pasta e fagioli calda è quello che ci vuole per festeggiare degnamente la fine delle mie fatiche giornaliere. Domani si ritorna a casa, mi godo l'ultima notte al caldo del sacco a pelo leggendo un libro e sorseggiando una tisana calda.

La sveglia è dolce, perchè la vista fuori sublima l'anima. E come sperato, nel fondo valle sono arrivate le nuvole a dividere il mondo in due. In basso uggioso e desolante, sopra soleggiato e rilassante. Adoro quando il paesaggio sottostante si trasforma in un morbido letto di nuvole, è come se tra me e il resto del mondo si inserisse qualcosa che ci isola, che ci separa.
Stamattina l'aurora la gusto li vicino, non voglio dimenticare la bellissima vista che si gode da fuori della porta del bivacco rosso.
L'avventura stà finendo, questa sarà l'ultimo regalo delle Alpi? Con il trepiede in mano cerco la composizione migliore mentre timidamente i primi raggi colorano le nuvole.








E lo spettacolo và nuovamente in scena, si alzi il sipario dell'alba. Se possibile questa è ancora più effimera del solito, i colori migliori durano veramente un attimo nel cielo, si sono però impressionati nel cuore e nella macchina fotografica.
E' oramai ora per me di rientrare, e mentre quando sono partito mi sono portato, come dice Casarotto, me stesso nel bene e nel male, mi accingo a rientrare giù sotto la coltre di nuvole con più consapevolezza e una maggior conoscenza delle mie ansie e paure. Ho trovato qui che la breve solitudine può essere una meravigliosa compagna e ne ho apprezzato la silenziosa presenza.

Mi sono mosso in un ambiente che definirei familiare complice la stagione e le temperature ancora accettabili ma non dimentico che qui basta poco per ritrovarsi al contrario al freddo, nella neve o sotto l'acqua, con difficoltà a scaldarsi e a reperire cibo e anche acqua. Basta poco per passare da un ambiente perfetto ad un incubo e questo mi deve tenere sempre con la massima allerta su tutto quello che succede, visto che non posso contare sull'aiuto di nessuno. Anche una storta ad una caviglia o una scivolata potrebbero creare un problema di sopravvivenza quindi bisogna sempre tenere accesa la mente e il mio insito pragmatismo in questo mi aiuta. Avere un piano programmato in mente in quello che si fà è importante, ma a parer mio è fondamentale avere anche un piano B e se possibile uno C.








Inizia la discesa, e subito mi imbatto in un nutrito gruppo di Camosci di varie età che scendono con me per il sentiero, ne conto una quindicina.
Inizia quindi una scecie di elastico, mi avvicino e scappano, poi li rincontro e si riallontanano.Ad un certo punto il branco si ferma su una grossa terrazza naturale, come ad osservare la valle sottostante e la nebbia che avanza. Mi fermo e con attenzione a non farmi notare troppo mi avvicino a tiro del teleobiettivo, mi danno giusto qualche minuto di opportunità prima di andarsene liberi tra i monti delle Alpi, qui nessuno li caccia ma i Camosci nonostante questo sono molto diffidenti.








Nel mentre mi fanno l'ultimo regalo, accompagandomi come in una favola verso valle tra i larici gialli illuminati dal sole mattutino, saluto la montagna che in questa meravigliosa avventura è stata con me amante generosa e mamma rassicurante nello stesso tempo.

Un ultimo colpo di scena lo fà un simpatico ermellino che si diverte a saltellarmi tutto intorno, lasciandomi anche un pò stupito per tanto ardire nel suo gesto festante alla mia vista.
Adesso l'avventura è veramente finita, le nuvole mi inghiottiscono nella loro umidità e mi ritrovo sotto una leggera e opprimente pioggia autunnale.


Max Lucotti scrive di sè: "Appassionato di natura e di sport all'aria aperta, amo la montagna e mi piace confrontarmi con questa. Cerco sempre qualcosa di nuovo, siano questi luoghi, sensazioni e/o momenti irripetibili. Una notte stellata e silenziosa, le nuvole che avanzano, un'alba colorata,un gruppo di camosci o semplicemente un tè caldo davanti ad un paesaggio immacolato, questo è quanto vado cercando di vedere e assaporare. La fotografia quindi diventa l'immagine dell'emozione del momento, cerco di impressionarle per riviverle nelle giornate grigie e magari per regalare a qualche altra persona ben disposta nell'animo la bellezza del mondo che ci circonda. Qui trovate le mie Fotografiewww.flickr.com/photos/maxlucotti/ . Vi sono grato se lascerete la vostra impressione su questo articolo e/o sulle immagini presentate.

Nessun commento:

Posta un commento