mercoledì 24 aprile 2013

In verità vi dico, la bellezza deve morire


Charles Baudelaire - Sulla fotografia [Salon, 1859]



E’ sorta in questi deplorevoli giorni una nuova industria che ha contribuito non poco a distruggere ciò che di divino forse restava nello spirito francese. E noto che la folla idolatra richiedeva un ideale degno di sé e conforme alla propria natura. In fatto di pittura e di statuaria, il Credo attuale della buona società, soprattutto in Francia (e ritengo che nessuno osi affermare il contrario), è questo: «Credo nella natura e non credo che nella natura (ci sono buone ragioni per questo). Credo che l’arte sia e non possa essere che la riproduzione esatta della natura (una setta timida e dissidente vuole che siano esclusi gli oggetti ripugnanti come un vaso da notte o uno scheletro). Sicché l’industria che ci desse un risultato identico alla natura sarebbe l’arte assoluta».

Un Dio vindice ha esaudito i voti di questa moltitudine. Daguerre fu il suo Messia. E allora essa disse tra sé: «Giacché la fotografia ci da tutte le garanzie d’esattezza che si possono desiderare (credono questo, gli insensati!) l’arte è la fotografia». Da quel momento, l’immonda compagnia si precipitò, come un solo Narciso, a contemplare la propria triviale immagine sul metallo. Una follia, uno straordinario fanatismo s’impadronì di tutti questi nuovi adoratori del sole. Strane abominazioni si manifestarono.

Associando e raggnippando gaglioffi e gaglioffe agghindati come i macellai e le lavandaie a carnevale, pregando questi eroi di voler prolungare, durante il tempo necessario all’operazione, la loro smorfia di circostanza, ci si illuse di rendere le scene, tragiche o leggiadre, della storia antica. Qualche scrittore democratico ha dovuto vedere in ciò il mezzo di diffondere a buon mercato nel popolo il disgusto della storia e della pittura, commettendo così un doppio sacrilegio e insultando, ad un tempo, la divina pittura e l’arte sublime del commediante.

Di lì a poco, migliaia di occhi avidi si chinarono sui buchi degli stereoscopi come sugli abbaini dell’infinito. L’amore dell’osceno, naturalmente vivo nel cuore dell’uomo quanto l’amore di sé, non lasciò sfuggire un’occasione così bella per soddisfarsi. E non si dica che i ragazzi di ritorno dalla scuola fossero i soli a godere di quelle porcherie; esse furono la frenesia della società. Ho udito una bella signora, una signora del bel mondo, non già del mio mondo, rispondere a coloro che le nascondevano con discrezione simili immagini, preoccupandosi così d’aver pudore per lei: «Mostrate pure, non c’è niente di troppo forte per me». Giuro di aver udito con le mie orecchie; ma chi mi crederà? «Vedete bene che si tratta di grandi dame!» dice Alessandro Dumas. «Ce ne sono di ancor più grandi!» dice Cazotte.

Poiché l’industria fotografica era il rifugio di tutti i pittori mancati, scarsamente dotati o troppo pigri per compiere i loro i studi, questa frenesia universale aveva non solo il carattere dell’accecamento e dell’imbecillità, ma anche il colore d’una vendetta. Che un così stupido complotto, nel quale si trovano, come in tutti gli altri, i malvagi e i gonzi, possa riuscire in modo assoluto non credo, o almeno non voglio credere; ma sono convinto che i progressi male applicati della fotografia hanno contribuito molto, come d’altronde tutti i progressi puramente materiali, all’impoverimento del genio artistico francese, già così raro.

La fatuità moderna avrà un bel ruggire, eruttare tutti i gorgoglii della sua tonda personalità, vomitare tutti i sofismi indigesti di cui una recente filosofia l’ha rimpinzata a crepapelle, ciò va inteso nel senso che l’industria, facendo irruzione nell’arte, ne diviene la più mortale nemica, e la confusione delle funzioni fa si che nessuna sia compiuta a dovere. La poesia e il progresso sono due ambiziosi che si odiano d’un odio istintivo, e, quando s’incontrano sulla stessa strada, bisogna che uno dei due serva l’altro. Se si concede alla fotografia di sostituire l’arte in qualcuna delle sue funzioni, essa presto la soppianterà o la corromperà del tutto, grazie alla alleanza naturale che troverà nell’idiozia della moltitudine.

Bisogna dunque che essa torni al suo vero compito, quello di essere la serva delle scienze e delle arti, ma la serva umilissima, come la stampa e la stenografìa, che non hanno ne creato ne sostituito la letteratura. Arricchisca pure rapidamente l’album del viaggiatore e ridia ai suoi occhi la precisione che può far difetto alla sua memoria, adorni pure la biblioteca del naturalista, ingrandisca gli animali microscopici, conforti perfino di qualche informazione le ipotesi dell’astronomo; sia, insomma, il segretario e il taccuino di chiunque nella sua professione ha bisogno d’un’assoluta esattezza materiale, fin qui nulla di meglio. Salvi pure dall’oblio le rovine cadenti, i libri, le stampe e i manoscritti che il tempo divora, le cose preziose di cui va sparendo la forma, che chiedono un posto negli archivi della nostra memoria: sarà ringraziata e applaudita.

Ma se le si concede di usurpare il dominio dell’impalpabile e dell’immaginario, e di tutto quello che vale solo per quel tanto d’anima che l’uomo vi mette, allora poveri noi!So bene che parecchi mi diranno: «La malattia che siete venuto spiegando è quella degli imbecilli. Qual uomo, degno del nome d’artista, o che ami veramente l’arte, ha mai confuso l’arte con l’industria?». Lo so, eppure chiederò loro, a mia volta, se credono al contagio del bene e del male, all’azione delle folle sugli individui e all’obbedienza involontaria, forzata, dell’individuo alla folla.

Che l’artista agisca sul pubblico, e che il pubblico reagisca sull’artista, è una legge incontestabile e inoppugnabile; d’altronde i fatti, terribili testimoni, sono facili a studiare; il disastro si può verificare. L’arte ha sempre meno il rispetto di se stessa, si pro- sterna davanti alla realtà esteriore, e il pittore si fa sempre più incline a dipingere, non già quello che sogna, ma quello che vede. Pure è una felicita sognare, ed era una gloria esprimere quello che si sognava; ma che dico? Conosce ancora, l’artista, questa felicità? Affermerà l’osservatore in buona fede che l’invasione della fotografia e la grande follia industriale sono assolutamente estranee a questo deplorevole risultato? E permesso supporre che un popolo i cui occhi si abituino a considerare i risultati d’una scienza materiale come prodotti del bello, dopo un certo tempo si trovi con la facoltà di giudicare e sentire ciò che vi è di più etereo e di più immateriale singolarmente attenuata?

Charles Baudelaire (tradotto da A. Luzzato)

sabato 13 aprile 2013

Come fare fotografie: la magia della primavera



Dal Blog.................




La primavera è arrivata!
Ah, non te ne sei accorto? Nemmeno io a dire il vero, al mattino uscire in bici regala ancora le stesse invernali sensazioni degli ultimi mesi.
Questo ritardo però lo voglio sfruttare come vantaggio competitivo, proponendoti in questo post alcuni suggerimenti di fotografia primaverile, giusto per essere pronto non appena la mia stagione preferita deciderà di fare finalmente capolino.

Da questo post ho deciso di cambiare un po’ stile: proposte fotografiche accompagnate da esempi pratici e relativi commenti, seguiti da alcuni suggerimenti pratici generali, lasciando eventuali approfondimenti tecnici ed artistici, su tua richiesta, alla sezione commenti.

Prima di entrare a gamba tesa nei vari generi di fotografia primaverile voglio riflettere un attimo con te sulle caratteristiche di questa stagione.
Usciamo dall’inverno, stagione in cui piante ed animali sono andati in modalità risparmio energetico, la vita esplode nuovamente, i fiori sbocciano, i fiumi si ingrossano per lo scioglimento delle nevi (ed alcune cascate tornano attive), gli insetti tornano in circolazione, assieme ad un plotone di nuovi cuccioli (gli animali, come gli esseri umani, sono naturalmente predisposti alle interazioni sociali in questo periodo).
Le giornate non sono ancora lunghe ma certamente più che in inverno e ad essere più lunghi del solito sono le albe ed i tramonti (per la loro traiettoria meno verticale che nelle altre stagioni), con le prime ancora in orari decenti e i secondi che finalmente escono dalla normale giornata lavorativa e possono essere catturati.
Insomma, c’è un’infinità di fotografie che ti aspetta e adesso ne guardiamo alcune assieme.


foto di Barb D’Arpino

Non è difficile catturare un insetto o un animaletto ma potete sicuramente scordarvelo se non avete pazienza e tempo a disposizione. Sedetevi, godetevi la giornata e guardate verso le fonti di cibo (eventualmente, portatele voi, frutta secca e pezzetti di frutta fresca).


foto di Robin Polman

Quante volte vedrai scene come questa, nel prossimo periodo?

Ricordati di usare il cielo limpido ed azzurro per contrastare il rosa o il bianco delicato dei nuovi fiori. Tenta di escludere tutte le distrazioni (tetti di case, fili elettrici, elementi umani in genere) anche eventualmente stringendo l’inquadratura.
Sfrutta, come nella foto, il sole quando non è perpendicolare (ad esempio a mezzogiorno) per ottenere una illuminazione laterale che garantisce sempre un’ottima tridimensionalità. Una luce diretta appiattirebbe i petali rendendolo quasi finti.


foto di Jakub Polomski

Sfrutta le prime e le ultime ore della giornata, per avere tonalità calde, contrasto, ottime trame generate dalle ombre che si allungano.
Sono anche le ore in cui l’aria è più limpida e garantisce maggiore nitidezza.


foto di Rotem Shamli

Gli insetti, in questo caso una bellissima farfalla, sono difficilissimi da fotografare. Spesso non ti lasceranno il tempo di scattare e di sicuro si spaventeranno per ogni tuo movimento.

L’approccio deve essere quello della pesca con pastura: scegli un fiore su cui hai visto una maggiore “frequentazione”, metti la macchina sul cavalletto (possibilmente con un tele di almeno 200mm per rimanere abbastanza distante e contemporaneamente riempire bene lo scatto) collegata con uno scatto remoto, componi la foto (scegli se il fiore lo vuoi decentrato – quasi sempre meglio – o al centro) ed aspetta la preda.
Anche in questo caso la pazienza è un must.


foto di Rotem Shamli

Attento al contrasto concettuale che c’è in questa foto: due stagioni, due soggetti, due temperature, la primavera è anche questo.


http://500px.com/photo/28518141

Parola d’ordine: abbassati!
Questa foto, come tutte quelle fatte ad animali o insetti, rendono il meglio se fatte allo stesso livello. Quindi ti toccherà sporcarti le ginocchia di terra


foto di Max G

Ti capiterà spesso di imbatterti in gocce (rugiada mattutina o dopo un bel temporale).

Sfrutta se possibile questo elemento perché l’acqua rende più brillanti i colori e i riflessi che si generano sulle gocce sono spesso potentissimi punti d’attenzione.


foto di Thomas Falkowski

Con i fiumi che portano a valle più acqua del solito tenta di usare tempi lunghi, in modo da sfumare tutte le rapide. Otterrai l’effetto lattiginoso che di solito è molto gradito.


foto di Crina Purice

Per finire, approfittane per alcuni ritratti ambientati.

Decentra il soggetto, scegli momenti della giornata opportuni (come in questa foto, subito prima del tramonto), chiedi al tuo modello di assumere le posizioni e le espressioni che vuoi…la primaverà è gioia ma anche riflessione.

Altri consigli pratici legati alla stagione:
● ricordati che l’escursione termica della giornata è forse più intensa che in inverno, vestiti a cipolla
● capiterà spesso di “incontrare” una pioggia, a parte pensare a proteggere te stesso e la tua attrezzatura, sfrutta i riflessi nelle pozzanghere, ottime finestre verso il cielo
● controlla la confusione cromatica: spesso accade che fiori totalmente differenti sboccino in contemporanea uno vicino all’altro, che animali di un determinato colore vadano a sovrapporsi a zone o piante di colori differenti…non è per forza un male ma dovresti farci caso e decidere se i vari colori stanno bene assieme e non distraggono
● guardati intorno e verso l’alto: un cielo azzurro con qualche nuvola candida è un ottimo compagno di alberi con nuove e vibranti foglioline (le betulle sono meravigliose!)
● se te lo puoi permettere, porta con te un grandangolo (per includere assieme al tuo panorama anche un bel prato pieno di fiori appena sbocciati), un macro (per primi piani di fiori ed insetti) ed un tele (per ritratti e dettagli)
● attento ai tuoi piedi, il terreno è spesso inzuppato e fangoso, scarponcini da montagna sono l’ideale per rimanere caldi ed asciutti