mercoledì 21 novembre 2012
LE MIE FOTO “FATTE DI NIENTE”. INTERVISTA A MARCO MICHIELETTO
LE MIE FOTO “FATTE DI NIENTE”. INTERVISTA A MARCO MICHIELETTO
21 nov 2012 — Alberto del Giudice
La semplicità è la parola chiave della sua poetica. Ma anche tanta passione e tanta professionalità. Marco Michielett racconta del suo lavoro. L’intervista e le foto
Sul tuo sito sostieni di non essere un fotografo, ma una persona a cui piace fotografare. Presentati in tre frasi.
Sono un attento osservatore di ciò che mi circonda. Ho una certa attitudine ad abbandonarmi in un turbinio di pensieri, non stacco mai la mente dai miei progetti, sia di giorno che di notte. Pignolo, una semplice parola che però mi spinge in un incessante ricerca di miglioramento. Ancora non so se sia un pro o un contro. Tutti questi aspetti hanno sicuramente un nesso sia con la fotografia che con il mio vivere quotidiano.
Come è nata la tua passione per la fotografia e quando hai deciso di passare alla vera e propria professione?
Il tutto nasce dall'estro di mia madre, vero talento con la matita. Per un po' di tempo (e in gran segreto) ho provato ad emularla, inizialmente con i graffiti e poi con la figura umana, ma non c'era verso. Così ho trovato un mezzo più immediato per dare sfogo alla mia creatività: la macchina fotografica! La mia prima macchina è stata una Nikon FM2. (sono stato un vero idiota a venderla, ancora me ne pento). In realtà non ho mai intrapreso la carriera di fotografo perché ho sempre temuto che legare la mia passione al lavoro prima o poi avrebbe ucciso la mia libertà di espressione. Dover sottostare a quelle che sono le esigenze di un committente, le politiche editoriali... io le chiamo "frustranti limitazioni". Per questo preciso motivo ho sempre tenuto separate le due cose e ne sono felice.
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Foto di Marco Michieletto
Foto di Marco Michieletto
Foto di Marco Michieletto
Foto di Marco Michieletto
Foto di Marco Michieletto
Foto di Marco Michieletto
Foto di Marco Michieletto
Foto di Marco Michieletto
Che differenza c'è, sempre che ci sia, tra le foto artistiche e le foto di moda, quindi realizzate con uno scopo preciso (commerciale) e per un preciso committente? Mi sembra che tu abbia un parere molto personale a riguardo.
Sia chiaro, a me piacciono la moda e i suoi protagonisti, ma è mia personale convinzione che la foto "fashion" in molti casi è un'immagine a vita breve, giusto il tempo di voltare pagina e il più delle volte ce la siamo già dimenticata. Questo difficilmente accade con le foto che io amo definire "fatte di niente". Un nudo, un ritratto intenso, un semplice vestito che non distragga troppo l'osservatore dalla modella e dalla sua espressività. L'immagine, se bella, rimane impressa per lungo tempo nella nostra mente, come se fosse in grado di incapsularsi nella nostra memoria.
Ecco il motivo per cui, se posso, scelgo sempre che l'estetica dei miei progetti sia legata alla semplicità! Un unico indumento, una stanza che possibilmente goda di luce naturale, e nient'altro se non l'espressività e la motivazione della modella.
Ci sono dei maestri della fotografia che ti hanno influenzato particolarmente?
I grandi maestri li conosco tutti o quasi (non si finisce mai di imparare). Ho molti libri che guardo e riguardo volentieri, ma le mie influenze nascono principalmente dal cinema. Adoro Michael Mann e Terrence Malick, registi che fanno un sapiente uso della luce naturale e ottime inquadrature. Per questo motivo, se dovessimo modificare leggermente la domanda in "quali sono i fotografi che sono più nelle tue corde in questo momento?" Ti farei nomi come Stefano Galuzzi, Guy Aroch, Jonathan Leder o Sam Hessamian. Uno di loro un giorno mi disse: "Ti piace la luce continua Marco? Allora osserva la realtà attorno a te e riproducila con ogni mezzo, non devi fare altro.." Ma non ha aggiunto che non sarebbe stato affatto semplice, ha ha ha.
Che cos'è per te una modella: una collaboratrice, una musa, un personaggio…?
Probabilmente tutte e tre le cose. La modella è la protagonista assoluta del servizio, dal suo stato d'animo, dal suo carattere dipende ogni cosa. Mi sforzo di permettere a chi guarda le mie immagini di entrare in intimità con la protagonista, come se fosse lì.. con lei, in quella stanza. Per questo motivo generalmente contatto solamente ragazze che a mio avviso siano in grado di trasmettere con il proprio carattere, con il proprio "io" questo grado di intimità, questa freschezza che veramente in poche riescono ad esternare.
Quando devi scattare un servizio di foto particolarmente sexy come metti a suo agio la modella?
Come con un ragazzo al primo appuntamento, le donne, con il loro intuito capiscono subito dove si andrà a parare. Per le modelle è la stessa cosa. A maggior ragione in questo genere di set si devono fidare di te, ma non serve a nulla rassicurarle verbalmente. È quello che loro percepiscono, l'energia che emani come persona che le mette a proprio agio. Ti racconto un breve aneddoto successo domenica: Ero in una stanza con una ragazza e stavamo scattando. A un certo punto, di sua spontanea volontà mi dice "è davvero bello poter essere qui con te e fare queste foto anche se un po' svestita. Si vede che non sei minimamente attratto da me, dalla situazione, ma semplicemente ti interessa fare bene quello che fai". Per me, anche se scontato che dev'essere così, è stato appagante sentire queste parole, ma altrettanto triste pensare che li fuori ci sono fotografi o presunti tali che si comportano come viscidi marpioni. Tutto questo per dirti che non ho un "come" predefinito. È così e basta. Sto parlando di rispetto, fiducia reciproca, garbo e gentilezza. Il resto vien da sé.
Le tue foto non contengono (o quasi) "effetti speciali", piuttosto sono molto naturali. Gli interventi in post produzione sono quasi del tutto assenti, o comunque, volutamente invisibili. Mentre risalta molto la componente psicologica ed emotiva. Penso per esempio alle serie di Mary e Wait For Me (pubblicate sul tuo sito).
Prima di rispondere approfitto per aprire una piccola parentesi: Marina è fantastica. Sono arrivato sul set con quasi un'ora di ritardo e lei non ha battuto ciglio, mi ha accolto con un gran sorriso e ci siamo messi subito a scattare. Non finirò mai di scusarmi per quel ritardo. Si è vero, con la ragazze che fotografo cerco di far venir fuori quello che hanno dentro. Molte iniziano subito ad atteggiarsi con pose improbabili, allora le blocco subito e spiego che a me interessa che siano loro stesse, che non facciano caso a me, alla macchina fotografica, ma si comportino come se non fossi li con loro in quella stanza. Uso termini come "sbadata, distratta, triste, incazzata, ecc.". Quindi la componente psicologica gioca un ruolo fondamentale, più di quella estetica. Odio profondamente la parte della post produzione e odio i filtri "leviganti" per me l'imperfezione fa parte del soggetto, è l'imperfezione stessa che lo rende umano.
Molti fotografi oggi girano anche cortometraggi sui loro set, cioè osano anche proporsi, con successo o meno, come registi soprattutto di film di moda. Tu hai mai pensato di prendere in mano anche una telecamera?
Sinceramente è una cosa che al momento non mi interessa. Spesso ho sentito dire la frase che "un buon regista è anche un ottimo fotografo", ma non posso dire il contrario, soprattutto quando si buttano in progetti di tipo "concettuale". Ammetto che ho visto cose molto interessanti, ma il fenomeno dilagante del momento fa sì che si producano tante cose senza senso. Detto questo ammetto però che mi diverte un sacco girare i backstage nei set di amici fotografi.
Un sogno professionale che devi ancora realizzare.
Come il surfista che cavalca l'onda di 30 metri, il servizio della vita è una camera al Chelsea Hotel di New York, completamente isolato dal mondo esterno, la modella dei miei sogni, Tiiu Kuik, una stylist di cui ho molta stima, Amelianna Loiacono, luce finestra, abat-jour con la luce gialla delle vecchie lampadine sempre accesa e nessun orologio che mi corre dietro.
lunedì 12 novembre 2012
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