mercoledì 16 luglio 2014

Sulle tecniche di stampa


DAL SITO.....................................





[FuoriFuocoEXTRA] Sulle tecniche di stampa


Dall’ambrotipo al procedimento Obernetter, nel primo dossier EXTRA della rubrica FuoriFuoco, proponiamo una rassegna delle antiche tecniche di stampa fotografica. Ogni procedimento è accompagnato da relativi esempi. Abbiamo scelto, quando possibile, lavori di fotografi contemporanei. Ci sembra infatti che le tecniche analogiche possano spesso restituire le molteplici possibilità espressive legate all’artigianalità del processo fotografico in un’era dove la larga diffusione di apparecchi digitali (dai foto-fonini alle compatte), connessa all’assuefante flusso di immagini della comunicazione contemporanea, tende a uno svuotamento del medium e a un’eterna ripetizione dell’uguale.



“Tre punti fondamentali:

Primo Punto

Per la luce di sicurezza della bacinella dello sviluppo vi consiglio di utilizzare quella giallo-verde o ambra, con la luce rossa è quasi impossibile valutare la stampa.

Secondo Punto

Importantissimo per una camera oscura è avere un ricambio continuo di aria.

Terzo Punto

Le pareti della camera oscura devono essere bianche.”

Luciano Corvaglia, Negativopositivo, Diario di uno stampatore, ed. Postcart, 2011



© patrice dhumes

Ambrotipo

Dal greco indistruttibile. Positivo diretto al collodio umido utilizzato negli anni dal 1853-5 al 1863-5. In genere si tratta di ritratti fortemente sottoesposti che, osservati in particolari condizioni, possono apparire sia positivi che negativi.

La lastra negativa al collodio diviene positiva quando è disposta su un fondo scuro: le ambrotipie venivano presentate e poste in commercio in apposite custodie rivestite di panno nero. L’effetto si otteneva sbiancando con acido nitrico o bicloruro di mercurio un negativo, l’argento annerito si mutava in argento bianco comune e l’immagine diventava quasi positiva. Il nome venne coniato da M. A. Root (1808-1880), mentre James Ambrose Cutting (1814-1867) perfezionò il procedimento aggiungendo canfora e bromuro di potassio al collodio e usando resina d’abete per fissare il vetro alla lastra.

foto di Patrice Dhumes



aristotipo

Aristotipo

Procedimento inventato da Liesegang intorno al 1886 che comprende i positivi al collodio ad annerimento diretto e i positivi alla gelatina ad annerimento diretto (carta al citrato). La carta aristotipica era del tipo ad immagine evidente cioè stampabile a vista per azione diretta della luce solare che, grazie al cloruro d’oro, acquistava tonalità brune intense e doveva poi essere immersa in un bagno di fissaggio per attribuire colorazioni particolari alla copia stampata. Le carte aristotipiche ebbero una notevole diffusione, sostituendo quasi completamente quelle albuminate, ma intorno al 1920 caddero a loro volta in disuso.



autocromia

Autocromia

I fratelli Lumière sfruttarono il principio di J. Joly (vedi procedimento a colori additivo) per le loro lastre autochrome, ideate nel 1904 e poste in vendita nel 1907. La lastra fotografica veniva ricoperta con migliaia di microscopici granelli di fecola, preventivamente colorati. Un terzo dei granelli erano color arancione, un terzo verde, e un terzo violetto; ed erano mescolati insieme in modo che i colori primari fossero distribuiti uniformemente sulla superficie della lastra, che veniva poi ricoperta con l’emulsione. L’esposizione avveniva sul retro della lastra. Una volta sviluppato il negativo si trasformava in positivo con il procedimento dell’inversione, e la diapositiva che ne risultava riproduceva i colori originali. La prima esposizione pubblica negli USA di lastre autochromes di Steichen, F. Eugene e Stieglitz ebbe luogo alle Little Galleries Photo-Secession a New York nel novembre del 1907. La fabbricazione delle lastre fu sospesa nel 1932, per essere sostituita da Filmcolor, Lumicolor e Alticolor su supporto non rigido.



© The Art Institute of Boston

Avoriotipo

Procedimento di origine americana il cui risultato imitava la struttura e luminescenza dell’avorio. Da un negativo dovevano essere ricavate due differenti stampe, una su carta sottile, l’altra su pellicola. Le due immagini venivano montate sovrapposte, unite da uno strato di cera fusa e pressate a caldo su di una lastra di cristallo. Il brevetto venne ottenuto da Mayall nel 1865.

foto di Natalie MacLean – The Art Institute of Boston



© charles guerin

Callitipo

Detto anche Procedimento Van Dyke. Procedimento fotografico a base di sali di ferro (ossalato di ferro) e di nitrato d’argento utilizzato per la stampa a contatto di negativi.

foto di Charles Guerin



© ricardo barquìn molero

Calotipo

Stampa positiva diretta o negativo su carta. Procedimento inventato da Fox Talbot nel 1841 e in uso fino al 1860. La carta, immersa in due soluzioni, una di nitrato d’argento, l’altra di ioduro di potassio, diventava altamente sensibile alla luce dopo un lavaggio con un miscuglio di acido gallico, acido citrico e nitrato d’argento, soluzione che Talbot chiamò gallo-nitrato d’argento. Dopo l’esposizione la carta doveva essere immersa in un bagno della stessa soluzione per far apparire l’immagine. Per fissare il negativo si usava inizialmente bromuro di potassio e più tardi una soluzione calda d’iposolfito e per la stampa, carta impressionata al cloruro d’argento. Dai fogli trattati in cloruro d’argento e gallo-nitrato d’argento di Talbot, si passò ai fogli trattati in soluzione di ioduro di potassio e poi nitrato d’argento, sviluppati in acido gallico (Blanquart-Evrard), con copie eseguite su carta all’albumina. Oppure carta sensibilizzata con acqua di riso, miele e bianco d’uovo e bagnata in nitrato d’argento (Le Gray) che cerava il negativo. Il calotipo permetteva di ottenere copie a contatto; le stampe, però, presentavano una certa granulosità.

foto di Ricardo Barquìn Molero



© andrea baldi

Cianotipo

Stampa su carta cianografica. Procedimento di copia a ricalco fotografico a contatto diretto messo a punto da Hershel intorno al 1842, non argentico, bensì basato sulla sensibilità dei sali ferrici. Detto anche procedimento al ferroprussiato.

foto di Andrea Baldi



collotipo

Collotipo

Variante della fotolitografia. Come evoluzione della tecnica ideata da Alphonse Louis Poitevin intorno al 1850, nel 1868 Joseph Albert (1825-1886) di Monaco fece aderire al vetro finemente smerigliato uno strato di gelatina bicromatata indurendola poi con l’esposizione alla luce. Il procedimento è basato sulla proprietà del bicromato di potassio di alterare la solubilità in acqua di colloidi come albume, gelatina, gomma arabica, se esposti alla luce. La gelatina assumeva, essiccandosi un andamento reticolare. Su questo strato se ne spalmava un altro della stessa sostanza, destinato a riprodurre l’immagine. Si usavano poi due tipi di inchiostrazione spessa per le ombre. Il metodo era detto anche Albertype o Albertipia.



© Li Junyi

Dagherrotipo

Immagine fotochimica unica su lastra di rame o positivo diretto con destra e sinistra invertite rispetto al soggetto. Louis Jacques Mandé Daguerre nel 1839 aveva scoperto l’immagine latente sulle lastre di rame argentato (cm 16×21), che si rivelava ai vapori di mercurio. Per ottenere un dagherrotipo il procedimento era in linea generale come segue: (1) Pulitura e lucidatura di una lastra di rame argentata; (2) Sensibilizzazione della lastra per mezzo dei vapori di iodio: questa operazione si effettuava all’interno di un’apposita scatola e serviva a formare un sottile strato di ioduro d’argento sulla superficie della lastra stessa; (3) Sviluppo mediante vapori di mercurio riscaldato i quali, depositandosi sulle parti impressionate dalla luce, le rendevano chiare in campo scuro; (4) Fissaggio con iposolfito di sodio. Le lastre usate erano di misure standardizzate: cm. 21.5×16.5; 10.5×8; 7×5.5; 16×12; 8×7.

foto di Li Junyi



eliotipo

Eliotipia

Tipo di fotoriproduzione ad intaglio mediante il quale si ottengono sia incisioni in incavo che a rilievo. La lastra di rame lucidato viene preparata con polvere di resina. Sulla lastra preparata si trasferisce l’immagine stampata su un tessuto al carbone. Le parti dell’immagine rimaste solubili vengono sciolte in acqua calda. La lastra viene poi esposta a più morsure di percloruro di ferro preparato in varie concentrazioni che producono un intaglio proporzionale ai toni della fotografia originale. In questo intaglio va a depositarsi l’inchiostro per la stampa. La tecnica è stata ideata da Karel Vàclav Klic.



© phil nesmith

Ferrotipo

Tipo di positivo diretto, ottenuto su lastrine di latta smaltate e sensibilizzate, inventato da Adolphe-Alexandre Martin nel 1852. I Neff, peraltro, ottennero in cessione il brevetto per fabbricare lastre laccate da Hamilton L. Smith nel 1856, e in quello stesso anno cominciarono a fabbricare le lastre preparate che chiamarono Melainotype, ma prevalse il nome assegnatogli da un altro fabbricante, Victor M. Griswold. Il procedimento consiste nel preparare sottili fogli di ferro, laccati di nero e coperti da un’emulsione sensibile, in genere gelatina al bromuro, ma anche al collodio che, dopo lo sviluppo, dà un’immagine positiva di riflesso.

foto di Phil Nesmith



© karena goldfinch

Fotocalcografia

Incisione incavografica su lastra di rame appositamente preparata, ottenuta fotograficamente, grazie alle proprietà della gelatina e di altri colloidi (specialmente albumina e gomma) di risultare, in presenza di bicromato di potassio, idrorepellente dopo l’esposizione alla luce. Questa tecnica viene solitamente usata per le illustrazioni dei rotocalchi.

foto di Karena Goldfinch



lichtdruck Lichtdruck



Procedimento di tipo collotipico consistente nel trasformare un negativo in un positivo al cloruro d’argento. Ideato da J.B. Obernetter nel 1886. L’immagine ottenuta viene trasferita su una lastra di rame decomponendola mediante elettrolisi: il cloro liberato incide la lastra di rame in proporzione al cloruro d’argento che forma l’immagine stessa.



© rosario tinnirello

Oleotipia

Procedimento di riproduzione fotografica con inchiostro grasso, su carta gelatinata, preventivamente trattata con bicromato di potassio, utilizzato per lo più nella riproduzione di stampe artistiche; fu realizzato nel 1855 da Poitevin. Tipo di stampa al pigmento.

foto di Rosario Tinnirello



© wolfgang moersch

Palladiotipia

Processo delicato e costoso, per l’impiego di sali di metalli nobili. Le immagini prodotte offrono però un’eccellente stabilità nel tempo. La sensibilizzazione viene fatta con tre soluzioni, da mescolare opportunamente prima dell’uso. La prima è a base di acido ossalico e ossalato ferrico; la seconda contiene acido ossalico, ossalato ferrico e clorato di potassio; la terza, cloroplatinito o cloropalladiato di potassio (Platinotipia o Palladiotipia). Oltre al costo e alla difficile reperibilità dei sali di platino e di palladio, va tenuto presente che l’ossalato ferrico del commercio non è sempre sufficientemente puro; è quindi preferibile prepararlo in proprio. Immediatamente prima dell’uso si mescolano le prime due soluzioni e si aggiungono alcune gocce della terza: con questa miscela si sensibilizza la carta in luce attenuata, asciugandola poi fino a perfetta secchezza. Si espone per contatto sotto un negativo e si sviluppa in una soluzione satura di ossalato di potassio. Si tratta poi con acido cloridrico diluito, si lava a fondo e si asciuga.

foto di Wolfang Moersch



© mike chervinko

Platinotipia

Tipo di stampa con carta ai sali di platino, dovuto a William Willis tra il 1873 e il 1879, che si basa sulla proprietà dei sali di ferro di passare dallo stato ferrico a quello ferroso per esposizione alla luce. In presenza del formarsi di sali ferrosi i sali di platino, se sviluppati in ossalato di potassio, si trasformano in platino, metallo ben più stabile dell’argento. La carta sensibilizzata fu messa sul mercato dalla Platinotype Company di Londra.

foto di Mike Chervinko



© spiffy tumbleweed Procedimeno al carbone



Il procedimento di stampa brevettato da Alphonse Louis Poitevin nel 1855 consisteva nel mescolare particelle di carbone con gelatina e bicromato di potassio. La carta veniva ricoperta con quest’emulsione e asciugata. Dopo l’esposizione attraverso il negativo, si scioglievano in acqua le parti non impressionate, ottenendo cosi un’immagine con chiaroscuri proporzionali alla densità e alla trasparenza del negativo. I mezzi toni non erano resi in maniera soddisfacente e nel 1864 Sir Joseph Wilson Swan brevettò un procedimento di trasporto (transfert) su carta al carbone, acquistabile in commercio in tre diverse gradazioni di contrasto e in tre differenti colori, nera, seppia e bruno-rossastra, che doveva essere sensibilizzata in soluzione di bicromato di potassio. Una volta asciugato, il foglio era esposto a contatto con un negativo e quindi immerso nell’acqua insieme ad un foglio di carta bianca. Quando i fogli erano ben umidi, venivano fatti asciugare insieme, poi nuovamente immersi in acqua calda. La gelatina che non era stata esposta si dissolveva, permettendo così al fotografo di togliere il supporto di carta e conservare invece la superficie esposta. Poiché l’immagine era rovesciata di lato, solitamente si eseguiva un secondo transfert.

foto di Spiffy Tumbleweed



© harry warnecke

Procedimento Carbro

Detto anche Ozobromia. Il procedimento di stampa carbro ideato da Thes Manley nel 1905 (da CARbone BROmuro) permette di trasformare una stampa alla gelatina – bromuro d’argento, mettendola a contatto con un materiale particolare, ovvero il foglio carbro cosparso di gelatina al pigmento sensibilizzato in una soluzione di bicromato di potassio e in un bagno sbiancante. Per azione chimica e grazie ad una serie di trasporti si ottiene un’immagine monocroma che non sbiadisce.

foto di Harry Warnecke, 1949. Collezione John Lloyd Lovell





© silvino gonzález morales

Procedimento alla carta salata

La carta salata (salted paper, in inglese) è un antico procedimento di stampa fotografica inventato da William Henry Fox Talbot nel 1833 circa.
Il nome generico con cui viene indicato questo processo deriva dal fatto che dei fogli di carta vengono intrisi di un sale comune, tipicamente cloruro di sodio o di ammonio, per poi essere fatti reagire con nitrato d’argento. In questo modo si formava cloruro d’argento, instabile alla luce, ciò consentiva la formazione di immagini fotografiche.
La carta salata è stata una delle prime carte sensibili usate in fotografia. Il trasferimento dell’immagine, dal negativo alla carta, avveniva all’interno di un torchietto dove erano messe a contatto, esponendole all’azione del sole. Aprendo posteriormente il torchietto, si poteva controllare lo stato della stampa interrompendo il processo quando si riteneva di aver raggiunto l’annerimento giusto. Per questa ragione la carta salata è detta “ ad annerimento diretto”.
Le formule consigliate variavano leggermente secondo il tipo di carta mentre il modo di operare era identico per i due tipi. Si iniziava con la salatura della carta e, dopo asciugatura, si procedeva alla sensibilizzazione con nitrato d’argento.

foto di Silvino González Morales



© dave molnar

Procedimento alla gomma bicromatata

Semplificazione delle tecniche di stampa al carbone. il procedimento si basa sulla proprietà della gomma arabica, in presenza di bicromato di potassio, di modificare la propria idrosolubilità se esposta per qualche tempo alla luce. Quanto più forte è l’azione della luce sulla gomma bicromatata tanto meno facilmente questa si scioglie. Un pigmento viene mescolato con la gomma bicromatata e applicato sulla superficie di un foglio di carta da disegno, che viene quindi lavato. Una volta asciutto, il foglio viene messo sotto un negativo ed esposto alla luce. Poi si lava con acqua calda e allora appare l’immagine. Lo sviluppo è fatto con un pennello. Se sulla carta si versa acqua caldissima, tutto il pigmento viene tolto. Le zone deboli possono essere rafforzate rivestendo nuovamente la carta con gomma arabica e pigmento. In questo modo si possono applicare colori diversi sullo stesso foglio di carta. Molte combinazioni sono così possibili: si può rivestire di gomma un foglio di platino e stamparlo di nuovo per dargli maggiore profondità.

foto di Dave Molnar



© guenther wilhelm

Procedimento Obernetter

Procedimento positivo ai sali di rame, col quale è possibile ottenere un’immagine trattandola con solfocianato di potassio e poi con defficianuro di potassio. La carta esposta, se non viene trattata subito, perde rapidamente l’immagine impressa e può essere di nuovo utilizzata per un’altra stampa.

foto di Guenther Wilhelm

domenica 13 luglio 2014

Luna Piena in capricorno 12 luglio 2014 – prima di 3 Super Lune

DAL BLOG          Risveglio di una Dea



Luna Piena in capricorno 12 luglio 2014 – prima di 3 Super Lune

Posted by Tanja







A luglio, agosto e settembre potremo ammirare tre “superlune”, una particolare (ma non rara) coincidenza durante la quale la Luna diventa piena quando si trova al suo perigeo, alla minima distanza dalla Terra. Questo accadrà per tre mesi di fila: il 12 luglio, il 10 agosto e il 9 settembre.

In queste tre occasioni, il nostro satellite naturale sembrerà il14% più grande e 30%più luminosa.

Una differenza difficile da cogliere senza un riferimento preciso ma comunque apprezzabile in condizioni di cielo sereno.









Questa Luna piena è in Capricorno alle 14:25 del 12 luglio 2014 a 20° 3′.



Nella marea di eventi energetici di questo mese siamo arrivati alla influenza energetica di Luna Piena (superluna).

Ricordiamoci di effetti astrologici di Luna Piena leggendo qui

Il significato astrologico delle fasi lunari





Mi piacerebbe ricordare che effetti astrologici non significano un destino che non si può cambiare o un regalo che cade dal cielo senza un nostro piccolo contributo.

Astrologia spiega soltanto le energie presenti in un dato momento e ci sta dicendo che se seguiamo quel flusso energetico possiamo ottenere certi effetti nella nostra realtà con meno sforzo.

E’ più facile lasciarsi portare dal corrente di una fiume dal nuotare controcorrente.

Semplice, no?











Questa Luna Piena illumina: unità personale, sogni realistici, le responsabilità, la struttura e l’ordine, rapporti finanziari, rapporto con l’autorità, il potere dell’autorità nelle nostre vite, le gerarchie sociali, la saggezza della natura.

E ‘un buon momento per fare il Focus su: Autosufficienza, la perseveranza, i grandi sogni, patrimonio culturale, le questioni finanziarie, immagine pubblica, prendendo il controllo, autorità personale, padronanza delle competenze, credenziali di sempre, il rafforzamento del corpo (costituzione), la costruzione di ricchezza reale .

Potere Creativo

Un modo per meditare su questo picco lunare è quello di intrattenere Saturno , governatore del Capricorno. E ‘tempo di magia pratica, con terroso Capricorno aumentando la spinta a manifestare tangibilmente i nostri desideri. Un enorme dose di realtà può avere un effetto stabilizzante, poiché sappiamo che cosa stiamo lavorando con (il mezzo).

Una chiave è trovare trazione, un peso per i piedi, dalla consapevolezza della realtà pratica – senza essere trascinato da essa di inerzia. Con altri fattori in gioco, questo è momento di una potente magia. Qui ora, allineiamo aspirazioni e intenzioni, con le azioni.



Cancro e Capricorno sono entrambi segni cardinali, posti all’inizio di cicli stagionali. Essi rappresentano temperamenti attivi e risoluti, intesi a spianare la via verso direzioni chiare e operative. L’urgenza di procedere con decisione e coraggio verso una direzione è fortemente amplificata con questa Luna Piena.

Il Sole si trova nel segno del Cancro, che simboleggia la ricerca della propria verità interiore. La Luna inizia un nuovo ciclo nel segno del Capricorno, che rappresenta l’essere umano giunto all’apice del suo cammino. Cancro e Capricorno sono segni opposti, si specchiano uno nell’altro e da lì riflettono, da una parte, ciò che ci spinge a cercare una condizione più soddisfacente per noi, e dall’altra, il raggiungimento di quell’obiettivo. Ciò che si frappone tra loro è il valore che noi assumiamo ai nostri occhi durante il percorso. Un cammino di auto-conoscenza è lungo e faticoso. A volte può essere diretto, a volte tortuoso.



Se siamo in conflitto o confusi rispetto alla direzione verso cui procedere ne potrebbero derivare problemi, tensioni e contrapposizioni, dentro o fuori di noi. Tuttavia, questa tensione, quando si palesa, può apportare grandi benedizioni, se abbiamo il coraggio di aprirci alla nostra vera chiamata interiore, incuranti delle idee e delle azioni degli altri.













Questa Luna Piena ci spinge di essere autentici a se stessi e non vivere i sogni dei nostri genitori. Ci incontriamo con le questioni karmiche da risolvere , orme dalle generazioni di nostri antenati, che ovviamente non è sempre una cosa facile, se ​​avete idee molto diverse rispetto la vostra famiglia di origine.

Un buon modo per aggirare questo sta nel prendere l’essenza del talento di famiglia e reinventarlo con una torsione. Così, se il genitore è stato un medico, invece di scuola medica, utilizzare la capacità di guarigione innata di diventare un consulente, un erborista o anche un astrologo. Pensare a provare qualcosa di relativo, ma non identico. Rapporto tra il Nodo Nord / Ceres e Marte cade su brillantezza in campo di quelle scelte

Con questa Luna Piena si sente un forte senso dei legami familiari e di sangue , ma ci sarà messa in discussione la nostra lealtà. Saremo messi davanti alla decisione se ci atteniamo con la nostra famiglia biologica o dobbiamo coraggiosamente spiccare il volo e trovare la nostra famiglia spirituale? Siamo spinti a guardare oltre il nostro ambiente locale, fino ad arrivare là a pascoli dove sentiamo un collegamento, anche se ci sembrano totalmente estranei. Una volta che ci siamo andati potremmo scoprire che esiste un qualche connessione con le vite passate.

Il punto è individuare il proprio cammino, per aprire le nuove porte verso le nuove strade. Mentre si tracciano le nuove piste ci possono succedere i scivoloni. Ma ci si può sentire al sicuro nella consapevolezza che ad ogni passo, il percorso sarà meno spinoso e lascerete un percorso alle spalle che le giovani generazioni possono seguire.







Guardando questo crop circle registrato nel 8 luglio 2014 in Wiltshire, United Kingdom, mi è venuto in mente ancora un aspetto interessante di questa Luna Piena.

Il Sole che rappresenta energia maschile si trova in un segno d’acqua, e segni d’acqua sono caratterizzati con questi attributi:intuitivo, emotivo, fantasioso, nutrimento, segreto, sognante. Sono caratteristiche tipiche di energia femminile.

La luna che rappresenta energia femminile si trova in un segno di terra e segni di terra sono caratterizzati con questi attributi: pratico, utile, la struttura, la produttività, tangibile, a terra, sensuale, tattile, affidabile. Sono caratteristiche tipiche di energia maschile.

Il Sole deve trovare la sua parte femminile e la Luna deve trovare la sua parte maschile e solo in questo modo la vecchia legenda sarà superata










domenica 6 luglio 2014

Nikon D810





DAL SITO







Alta risoluzione e versatilità tra le caratteristiche principali della nuova reflex digitale
FX di casa Nikon



Torino, 26 giugno 2014 - Nital S.p.A. è lieta di presentare la Nikon D810, nuova reflex digitale ad altissima risoluzione. Pronta a riprendere i minimi dettagli e qualsiasi azione in movimento ad alta velocità, questa versatile fotocamera da 36,3 megapixel supererà ogni aspettativa.

Caratterizzata da un'impareggiabile qualità dell’immagine, da prestazioni ad alta velocità e dalla possibilità di realizzare video Full-HD, laNikon D810 è stata completamente ridisegnata per stabilire un nuovo standard per riprese video e foto ad alta risoluzione. Ilnuovissimo sensore formato FX, l'esteso intervallo di sensibilità ISO e il processore di elaborazione delle immagini Nikon EXPEED 4 assicurano nitidezza, ricche tonalità e disturbo contenuto in ogni condizione. Le prestazioni autofocus, una velocità di scatto in sequenza che raggiunge i 7 fps e la registrazione di filmati Full-HD a 1080/50/60p consentono di catturare qualsiasi scena con rigorosa precisione, mentre il sistema Picture Control 2.0 assicura un'eccezionale elaborazione di immagini e frame “on-camera”.

In studio o in giro per il mondo, laNikon D810 è la fotocamera ideale per professionisti che intendono realizzare progetti fotografici e video nei minimi dettagli e con grande qualità.

Nikon commenta così questo nuovo prodotto: "Rispondendo alle richieste dei fotografi professionisti, si è voluto realizzare uno strumento ideale per un ampio range di discipline fotografiche, la D810, appunto. La fotocamera innalza lo standard della fotografia ad alta risoluzione grazie ad un significativo aumento della velocità e della gamma dei valori di sensibilità ISO; in più è dotata di nuove funzioni utili a ridurre al minimo le vibrazioni interne durante le riprese, assicurando immagini perfette. Chi desidera scattare in qualsiasi situazione con la massima qualità, potrà ottenere risultati davvero incredibili dalla D810."

Fotocamera ad alta risoluzione
La Nikon D810 apre nuovi orizzonti di libertà creativa, consentendo spettacolari riprese ad alta risoluzione. Il nuovissimo sensore in formato FX da 36,3 megapixel, unico nella sua classe di prodotto, è progettato senza il filtro low-pass ottico allo scopo di ottenere dettagli perfetti, tanto nelle riprese foto quanto in quelle video. Per la prima volta in una reflex digitale, inoltre, l’intervallo nativo di sensibilità ISO parte da 64, valore ideale per ottenere immagini eccezionalmente nitide e definite in riprese con luce intensa; è possibile eseguire riprese fino a 12.800 ISO oppure estendere l'intervallo da 32 ISO fino all'equivalente di 51.200 ISO. Dotata dello stesso processore di elaborazione delle immagini EXPEED 4 utilizzato dall'ammiraglia D4s, le prestazioni complessive della D810 risultano potenziate significativamente rispetto al precedente modello di successo, la D800: la resa delle immagini e le prestazioni ISO sono state ottimizzate sia per le fotografie che per il video, con nuovi e sofisticati algoritmi che consentono di ottenere una eccezionale nitidezza e una gradazione potenziata, con un tangibile senso di profondità lungo tutto l'intervallo di sensibilità.

Fedeltà ad alta velocità: una fotocamera veloce, potente e pronta a tutto
Progettata per offrire prestazioni di livello superiore in qualsiasi ambiente e situazione, la D810 offre straordinarie performances ad alta velocità ed un'eccezionale versatilità, fattori indispensabili per catturare al meglio anche i soggetti più rapidi e imprevedibili.

Le elevate velocità di scatto in sequenza e il sistema AF a 51 punti Multi-CAM 3500FX consentono di ottenere immagini a piena risoluzione fino a 5 fps; la fotocamera è inoltre in grado di realizzarefotografie a 15,3 MP fino a 7 fps con il modo ritaglio DX.

Il nuovo modo Area AF a gruppo, poi, garantisce una veloce acquisizione e un migliorato isolamento dello sfondo durante la ripresa di soggetti relativamente piccoli e in prossimità di uno sfondo ad alto contrasto o di forte impatto visivo. Il nuovo meccanismo di otturatore/box specchio accresce la stabilità dell’immagine nel mirino, con oscuramento minimo nel caso di riprese ad alta velocità; è possibile attivare l'otturazione a prima tendina elettronica per ridurre al minimo le vibrazioni interne e ridurre il rischio di micromosso anche nelle riprese di dettagli più piccoli. Per un trasferimento più veloce e una post-produzione più fluida, il formato file RAW S di Nikon fornisce file Nikon NEF non compressi a 12 bit con ricche gradazioni di colore.

Video emozionanti in ogni condizione
Riprendere sequenze di filmati con una fotocamera potente come Nikon D810 è un'esperienza emozionante e stimolante.


Potente e flessibile, è in grado di soddisfare anche i video-maker più esigenti, registrando filmati Full-HD (1080p) a frequenze fotogrammi di 50p/60p con livelli di disturbo, effetto moiré e falsi colori significativamente ridotti.


La fotocamera offre due formati di ritaglio del sensore (FX e DX) ed è dotata di uscita HDMI senza compressione, oltre alla possibilità di acquisire simultaneamente le sequenze ad alta risoluzione nella fotocamera o in un registratore esterno. È possibile impostare la sensibilità da ISO 64 fino all'equivalente ISO di 51.200 nel modo M mentre la funzione Auto ISO consente di configurare le massime impostazioni ISO con le quali operare. Inoltre, la funzione di riduzione disturbo 3D riduce il disturbo casuale, la distorsione e lo sfarfallio in riprese a sensibilità elevate.
Le “alte luci” vengono visualizzate sul monitor della fotocamera esattamente nel punto in cui è presente l'effetto.


Il sistema di controllo dell'audio consente di migliorare la registrazione e offre una maggiore flessibilità complessiva; un microfono stereo integrato e un'uscita audio consentono di monitorare e regolare i livelli dell'audio in isolamento sia prima che durante la registrazione; è anche possibile selezionare l'intervallo di suoni (ampiezza/voce) e la riduzione del disturbo del vento in caso di registrazione con il microfono incorporato.

Flessibilità e creatività
La Nikon D810 consente di realizzare alla perfezione il proprio progetto visivo creativo, in qualunque condizione ambientale. Il sistemaNikon Picture Control di seconda generazione fornisce preziosi strumenti da utilizzare prima e dopo le riprese, garantendo il controllo completo su nitidezza, contrasto, luminosità, colore, chiarezza e saturazione. Per la massima libertà in fase post-produzione, la nuova impostazione Uniforme “Flat” permette di conservare tutti i dettagli e di preservare informazioni complete relative al tono, sia per le alte luci che per le ombre; la funzione Chiarezza, invece, consente di controllare con precisione il contrasto. Durante le riprese, il monitor da 8cm e 1.229k punti con regolazione cromatica, assicura la massima flessibilità di regolazione per il bilanciamento di colori e luminosità e si adatta alle preferenze personali del flusso di lavoro.

Il nuovo zoom con visualizzazione a schermo Live View diviso (per un confronto affiancato di due porzioni del fotogramma ripreso), rende possibile il controllo dei piani e della nitidezza con la massima precisione ed è perfetto per la fotografia in architettura o per still life di prodotti.

Ulteriori funzionalità creative includono la ripresa in sequenza illimitata che permette di acquisire innumerevoli immagini JPEG e di produrre fotografie con scie di luce a effetto.

Total Digital Imaging System
La potenza del Nikon Total Imaging System accresce il grande potenziale della D810. Ottiche di grande calibro sono fondamentali per una fotocamera con un numero di megapixel così elevato e l'ampia gamma di obiettivi NIKKOR consente di sfruttare appieno e con facilità il potenziale del sensore da 36,3 megapixel della D810. Esaltati da una così elevata risoluzione, gli obiettivi NIKKOR sono in grado di soddisfare le esigenze dei fotografi in ogni settore professionale. Totalmente compatibile con il sistema di illuminazione creativa “CLS” di Nikon, all'avanguardia nel settore, la D810 può operare con una estesa serie di versatili lampeggiatori Nikon da gestire attraverso il flash della fotocamera o tramite controllo wirelles.



Riepilogo delle funzioni principali



Nuovo sensore in formato FX da 36,3 megapixel: offre il massimo in termini di dettaglio dell'immagine e flessibilità di ritaglio.

Estesa sensibilità alla luce: intervallo di sensibilità ISO 64–12.800, estendibile da 32 fino all'equivalente ISO di 51.200.

Velocità di scatto in sequenza fino a 7 fps: immagini a piena risoluzione senza compromessi fino a 5 fps. Immagini a 15,3 MP fino a 7 fps con il modo ritaglio DX.

EXPEED 4: porta le prestazioni complessive della fotocamera ad un livello mai raggiunto in precedenza.

Prestazioni AutoFocus di punta: sistema AF a 51 punti Multi-CAM 3500FX configurabile con impostazioni di copertura a 9, 21 o 51 punti e con una sensibilità ridotta fino a -2 EV (ISO 100, 20 °C).

Modo Area AF a gruppo: veloce acquisizione e migliorato isolamento dello sfondo anche in condizioni di illuminazione difficili.

D-Movie multi-area: filmati Full-HD (1080p) in formato FX e DX a 50p/60p. Durante le riprese è possibile accedere al completo intervallo di sensibilità alla luce a partire da 64 ISO e controllare il tempo di posa, l'apertura diaframma e i livelli audio.

Formato di file RAW S: fornisce file Nikon NEF non compressi a 12 bit con ricche gradazioni di colore, per un trasferimento foto più veloce e una post-produzione più fluida.
Picture Control 2.0: facile post-produzione con l'impostazione Uniforme “Flat” per la massima gamma tonale; regolazione accurata dei dettagli con l'impostazione Chiarezza.

Ultra nitido: la nuova architettura otturatore/box specchio e le funzioni di prima tendina elettronica assicurano la massima nitidezza dei risultati.

Monitor a colori antiriflesso: monitor LCD RGBW da 8,0cm, 1.229k punti, antiriflesso. Permette la massima flessibilità di regolazione per il bilanciamento di colori e luminosità.

Zoom con visualizzazione a schermo diviso Live view: consente di controllare i piani e la nitidezza con la massima precisione. Accessibile tramite il pulsante "i" della fotocamera.

Otturatore rapido e resistente: otturatore in materiale composito di Kevlar e fibra di carbonio con ritardo allo scatto di soli 52ms, testato su 200.000 scatti, con un tempo di posa da 1/8000 a 30s, con sincronizzazione flash fino a 1/250s.

Ripresa in sequenza illimitata: permette di acquisire innumerevoli immagini JPEG e di produrre fotografie con scie di luce a effetto.

Batteria EL-15a ad alta capacità: batteria ricaricabile ultracompatta e leggera agli ioni di litio con una capacità di 2.500mAh (10,8 V). Registra fino a 1.200 fotografie1 con una singola ricarica.

Supporti di memorizzazione: 2 alloggiamenti card per una fluida esperienza di ripresa. Un alloggiamento card CF per card UDMA 7 ad alta velocità e un alloggiamento card SD per card SDXC e UHS-I ad alta velocità e capacità elevata.

Resistente corpo macchina in lega di magnesio: la D810 dispone di una protezione completa contro polvere e umidità.

Connessione cablata e wireless: supporta reti Ethernet e LAN wireless. Per ottenere la connessione wireless, utilizzare il trasmettitore dati UT-1 opzionale insieme al trasmettitore wireless WT-5.